L’ASINO un dì passando in certo loco Fermò sopra d’un chiodo a caso il piede, Onde restò trafitto amaramente Da quel, che dentro tutto entrato gli era. […] E tanto fé col duro acuto dente, Che gli lo trasse, e di martìr lo sciolse. Ond’ei chiedendo il pattuito dono L’Asino, che pagar già nol poteva, Lo pregò caramente a rimirarli Meglio per non so che, che l’affligea, Nella ferita anchor restata aperta : Che grato poi del premio gli sarebbe. […] M’è certo a gran ragion questo avenuto : Ch’essend’io nato per mia buona sorte Atto de gli animali al far macello ; Il medico facendo, inutilmente Derogar volsi al natural valore. Ognuno dunque accortamente impari L’arte seguir, a cui sua stella il chiama : Et lasci quell’ufficio, in cui Natura, O giudicio, o favor non gli consente, Da riuscir con utile et honore, Se gir non vuol d’ogni miseria al fondo.