Il leal Contadin rispose il vero, Che sua non era : onde Mercurio tosto Finse di novo di cercar la sua, E ne trasse una fuor di fino argento, Domandandogli anchor s’era pur quella, Ch’egli perduta havea ; et ei negando Subito il vero come prima disse. Finalmente la sua Mercurio trasse De l’onda fuor, ch’era di ferro vile : E ’l Contadino allhor tutto gioioso Affermò, ch’era sua quella di ferro ; E la prese da lui, con lieto viso Rendendogli con dir pien di bontade Immense gratie di cotal favore. Ma conosciuto il buon Mercurio a pieno La gran sincerità di quel meschino, Che di bontà non havea par in terra, Quella d’argento appresso, e quella d’oro In don gli diede, e ’l fé partir contento. Ma raccontando un giorno il pover huomo A molti amici suoi di quella Villa La gran ventura, ch’avenuta gli era, Uno di lor, ch’astuto era e sagace, Tentò con fraude, s’egli anchor potesse Divenir ricco, come quel divenne. […] Compresa allhor Mercurio la bugiarda Mente di quel Villano empio e sfacciato, Quella d’oro non sol dar non gli volle, Ma non essergli pur anchor cortese De la sua, che di ferro era nel fiume ; E da sé lo scacciò con brutti scherni.