O, E DELLA CICOGNA. IL Cigno giunto homai vicino al fine De la sua
vita
con soavi accenti Facea l’esequie a le sue propri
é lontana. Allhora il Cigno rispondendo disse. Io canto di mia
vita
il giusto fine, Che di necessità Natura impone A
assate : Io canto appresso la futura pace, E l’eterno riposo, onde la
vita
È priva sempre, e da continue cure Di procacciars
O stato variate dal primiero Sembiante, in ch’elle havean sostanza e
vita
, Quiete dolce e sempiterna pace. Ché, se ben quel
a, In quel vivrò, che mi darà fortuna Viver con quel vigor, che da me
vita
Trarrà sotto altra forma in mezo al grande Fascio
o a gli animali tutti : E la morte abbracciar con lieto volto Come la
vita
si tien dolce e cara, Essendo il fin d’ogni miser
dolce e cara, Essendo il fin d’ogni miseria humana La morte, e questa
vita
un rio viaggio ; Dal qual l’huom dee bramar ridur
qual l’huom dee bramar ridursi al porto De la tranquillità de l’altra
vita
Qual si voglia, che sia per esser poi, Poi che nu
piove. Che chi tal vive e more, eterno vive Dopo la morte de l’humana
vita
; E muor vivendo dolcemente in Dio, Con cui s’uni
a gola, Sempre starai nella medesma pena, E in continuo pericol de la
vita
. Ché l’esser satia, e uscir di quella buca Ripugn
l’huom, ch’ognihor vivuto sia In mediocre stato, onde quieta Menò sua
vita
, e senza alcun travaglio, Quando d’alta fortuna i
nno insieme alta fortuna E cor quieto, honore, e lunga pace In questa
vita
di miserie piena. Alta fortuna alto travaglio a
ano andava ; Onde vedendo non poter fuggire L’odiato fin de la penosa
vita
, Cominciò confortarsi in cotal guisa. Tanto ho be
avata i’ sono, Ch’a ragion debbo volontieri e in pace Sostener di mia
vita
un simil fine. Così dee tolerar l’huomo pr
se giustamente a questo. Et mentre ei la pregava humilmente Che de la
vita
gli facesse dono, Ella rispose di non poter farlo
altra Donnola, che mangiarselo volea ; E supplicando a lei, che de la
vita
Don gli facesse ; udì da quella, ch’essa Non pote
glio stesso Egli si tolse con ragion diversa Ogni volta salvandosi la
vita
. Così l’huom savio e di prudenza adorno Fa
o a che son giunto ? Ecco il guadagno Del cibo, ch’io sperava essermi
vita
, Havermi tratto di mia vita al fine. Così
guadagno Del cibo, ch’io sperava essermi vita, Havermi tratto di mia
vita
al fine. Così spesso n’aviene a l’huom, ch
e peggior male, Poi c’havendo nel mar cibo bastante Di condur la mia
vita
insino al fine, S’io di Nestore ben vivessi gli a
; E d’animal marin terrestre farmi, Perdendo col mio albergo ancor la
vita
. Così fa l’huom, che da troppo desio Di co
e morte Havea veduto, ond’egli sempre in pace Vivea felice aventurosa
vita
, Come ella ognihor viveva in pena e in doglia Con
uggi e cedi, Né forza mostri, onde far possi offesa A qualunque a tua
vita
insidia pone. Ond’io chi cerca di turbar mia pace
a briglia, Sotto una ruota miserabilmente Restò schiacciata, e di sua
vita
al fine. Così interviene a chi nel vitio v
io vive, Che spesso pria, che fuor ne traggia il piede, De l’infelice
vita
al fin si vede ; Perché l’huom non sa quel, che D
rale, Che da l’un fianco a l’altro la trafisse. Così giungendo di sua
vita
al fine Disse fra sé quell’infelice fiera. Ahi qu
on mio non picciol danno Colei, ch’a l’ombra de le foglie sue La cara
vita
mi salvò pur dianzi : Ond’hebbe poi da me sì ingi
mal presente, Racconsolato e di sua sorte lieto Menò contento di sua
vita
il resto. Così far deve ogn’huom, che in b
m, che in bassa sorte Esser si sente, e senza invidia il corso Di sua
vita
passar, mentre comprende De’ Prencipi e Signor l’
i il fiore Dietro a le vanità perdendo andate, Senza pensar di vostra
vita
il fine, Aprite a questo esempio, aprite gli occh
infermi, e di miseria pieni ; Che l’antico proverbio è cosa vera, La
vita
il fine, il dì loda la sera. Chi vuol da savio
e. Compléments Venturini, Giuseppe, « Ragguaglio critico sulla
vita
e sulle opere di Giovan Mario Verdizzotti », in S
cento minore : O. Ariosti, G. M. Verdizzotti e il loro influsso nella
vita
e nell’opera del Tasso, Ravenna, A. Longo, 1970,
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile. Date 1570 Dédica
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile, Venise, Bolognino Zaltiero
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile, Venise, Giordano Ziletti,
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile, Venise, Francesco Ziletti,
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile. Novamente ampliate dall’is
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile, Venise, Sebastiano Combi,
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa & civile, Venise, Alessandro De Vecc
e figure, si contengono molti precetti pertinenti alla prudenza della
vita
virtuosa, e civile, Venise, Pietro Brigonci, in-4
1, 1968, p. 214-226. Venturini, Giuseppe, « Ragguaglio critico sulla
vita
e sulle opere di Giovan Mario Verdizzotti », in G
cento minore : O. Ariosti, G. M. Verdizzotti e il loro influsso nella
vita
e nell’opera del Tasso, Ravenna, A. Longo, 1970,
cento minore : O. Ariosti, G. M. Verdizzotti e il loro influsso nella
vita
e nell’opera del Tasso, Ravenna, A. Longo, 1970,
cento minore : O. Ariosti, G. M. Verdizzotti e il loro influsso nella
vita
e nell’opera del Tasso, Ravenna, A. Longo, 1970,
Abstemius 92 De lvscinia cantvm accipitri pro
vita
pollicente LVscinia ab Accipitre famelico comp
vitto. E via cercando, onde scacciar la fame Potesse, e prolungar sua
vita
quanto Gli concedesse la natura e ’l cielo ; Tent
ito loro Era di visitarlo, e ritrovarsi Ciascun l’ultimo dì de la sua
vita
Per honorarlo de l’esequie estreme ; E ch’ei gran
emendo in van del mal falsa cagione, Che stando in gran pericol de la
vita
Dar di piangermi a’ miei vera ragione. Più grav
va Così rispose : Io non farò già questo : Perché mentre mia Donna in
vita
resse Fu da l’altrui parer così diversa, Così di
n già parto : E non tanto si dolse esser traffitta Per giugner di sua
vita
in breve al fine, Quanto che di veder l’ali sue s
turale istinto Mosso a cantar co’ più soavi accenti, Che possa di sua
vita
a l’ultime hore, Visto già il ferro de la morte a
agno Cadendo lasso in mezo del sentiero Terminò col viaggio anchor la
vita
. Allhor il suo padron questo vedendo Tutto
salir potesse, Prestando aiuto a lei, ch’era sua amica, E posta de la
vita
in gran periglio. Ma ei, tardando il debit
? Così ne mostra l’animale astuto, Che chi sotto il Tiran sua
vita
mena È in gran periglio di sentir la pena Del fal
or coda Gli furo intorno generosamente Quello assalendo per salvar la
vita
A i proprii figli, e vendicar in parte De i loro
er con l’opre ognihor norma a sé stesso Et con l’essempio de la buona
vita
Mover in prima, e poi con le parole Gli altri chi
va il duol del suo presente affanno. E come quel, ch’a tedio havea la
vita
, Piangendo e sospirando ad alta voce Più d’una vo
e Di miglior cibo ; perché allhor s’appressa (Né vorrei dirlo) di tua
vita
il fine ; Quando egli ha gran piacer, che tu t’in
in fretta a morte andarmi : Tal che meglio è restar quel poco in
vita
Di spatio, che dal ciel sento lasciarmi. C
ssi : Onde la mia non può sentir offesa Mentre con essa mi riserbo in
vita
. Da questo impari ognun prezzar quel bene,
bere a lui, Ch’era persona di gran pregio e stima, Esso vil animal di
vita
indegno. Se n’escusava il mansueto Agnello
Crudel fra lor pria, che si renda satio, Fin ch’ognuna di lor di
vita
manche. Così con arte mena a fiero stratio
impresa, Ché se più segui torneratti in danno E de l’honore, e de la
vita
insieme. A che, se volse e la Natura e Dio Farti
canto è quello, Che invita a l’opre ogni mortal, che brama Menar sua
vita
da l’ocio lontana, Che d’ogni mal è padre ; e gli
i alfin cadde Precipitosa sopra un duro sasso ; E schiacciata finì la
vita
e ’l volo. Così interviene a chi nell’alte
namente in sorte haverlo, Con sicurezza di noi tutti insieme, E de la
vita
, e del tuo proprio honore. Non seppe a tai
Terra col rastro in largo campo, e ’l seme Vi sparse ad altri
vita
, ad altri morte. La Rondinella, che presaga tem
ien, che l’huomo iniquo, Ch’a far altrui si move a torto offesa, A la
vita
, o a l’honor tramando inganno, Primo nel fil del
Lasciandola tra via fra certe vepri Per non lasciar in quel camin la
vita
: Così di voler proprio abbandonolla Con speme di
se. Così sovente a l’empio avenir suole, Che mentre a l’altrui
vita
inganno ordisce, Quel, ch’egli ingannar pensa, es
lunga A molti e molti, ch’ei nulla prezzava : E tutto il resto di sua
vita
vive Con tedio estremo assai peggio, che morto, S
capo, Ch’a terra lo mandò stordito, e poi In pochi colpi gli levò la
vita
: E sciolto andò da tal impaccio e briga.
e : Ma quella, che di sua sorte contenta Già si viveva una tranquilla
vita
, Non volse acconsentir d’haver tal carco ; E così
se Licenza per andarsi a goder solo Quel prato ameno, il resto di sua
vita
In dolce libertà passando lieto. Ma l’huom
Con sommo desiderio a i regii alberghi Per vender sol la libertà e la
vita
Ciechi o dal fumo de l’ambitione, O dal vano sple
tta dal Sipontino in versi latini nel 1463, 9. Cardinalis Bessarionis
vita
, 10. Commentaria rerum suæ patriæ, 11. Orationes,
io | eiusdem regiae bibliothecae scriptore. | Praefixa est de Phaedri
vita
| Dissertatio. | Neapoli 1811. | Typis Dominici S
ataldo Jannellio eiusdem bibliothecæ scriptore. Præfixa est de Phædri
vita
dissertatio. Neapoli, typis Dominici Sangiacomo.
pendice. In commod. stud. iuvent. recogn., introductionem de auctoris
vita
, scriptis et usu agentem, nec non Joach. Camerari
s vita, scriptis et usu agentem, nec non Joach. Camerarii libellum de
vita
Æsopi præmisit, notas crit. et æsthet. adiecit Fr
Naekii de Virgilii libello Iuvenalis ludi, de Valerio Catone eiusque
vita
et poesi, de libris tam scriptis quam editis, qui
tinum jam diu transtulerit : novissime eas omnes una cum ipsius Æsopi
vita
Rainutius quidam, eruditus vir, ad Antonium titul
feuillets, dont voici maintenant le contenu : Fol. 1 a. — Fabule et
vita
Esopi cum fabulis Auiani : Alfonsii : Pogii Flore
ium tituli Chrysogoni presbiterū cardinalem. Fol. 18 a. — Explicit
vita
esopi. — Sequitur registrum fabularum in primum E
précédées chacune d’une gravure. Fol. 104 a. — Expliciunt fabule et
vita
Esopi : cum fabulis Auiani. Alfonsii. Pogii flore
onis nature comparatio ad veram amiciciam. Ex Homero. 113. De Milonis
vita
et morte. 114. Quomodo dentes crocodyli purgentur
inclita vrbe Venetiarum. || Cuius Hermanni bone memorie heredibus (e
vita
enim paulo ante ab-||solutionem operis discessera
mmentarius. 6º Alani parabolæ, cum commentario : præmittitur authoris
vita
. 7º Liber floretus, sive carmen de virtutibus et
oëma thecnicum (sic) ; 7º Dictionarium de eadem materia ; 8º Poëma de
vita
Christi. Quant aux fables, M. Duthillœul les fit
sur un premier feuillet en papier : Prosper Episcopus Reginensis. De
vita
atciva (sic) et contemplativa. Le second ouvrag
66 possèdent chacune un exemplaire de cette édition. — Esopo con la
vita
sua historiade vulgare et latino. À la fin, on l
aire de cette édition sous la cote 7744. 1520. Esopo con la
vita
sua historiate || vulgare et latino. Ce titre, q
et en italien est annoncé par ce titre : Libistici fabulatoris Esopi
vita
feliciter incipit. Elle est divisée en chapitre
du feuillet 41 par cette souscription : Clarissimi fabulatoris Esopi
vita
feliciter finit. sequuntur fabule. Fol. 44 (f.
40. De vini vitatione. Fol. 42. De bono penitentie… Fol. 42 vº. De
vita
et moribus clericorum… Quatrième partie. Ro
responderet corpori. Dérivé complet du Romulus anglo-latin. In tota
vita
mea non vidi avem tibi similem in decore, quia pe
Cum nulli noceam, cuilibet ipsa noces. Est mea parcendi speculum, tua
vita
nocendi. Ut comedas vivis, comedo ne vivere cesse
. Arnold. Pagenstechero, cum selectis Freinshemii historiis. Accessit
vita
Phædri et historiarum ad explendam centuriam Syll
llo modo in fabularum scriptorem cadere possunt, quicquid Schwabe, in
vita
Phædri suæ editioni præfixa p. 10, nobis persuade
atus est Lucianus Mueller. Lipsiæ, MDCCCLXXI, in-12. (Voyez De Phædri
vita
et scriptis, p. vi.) 270. Codex Perottinus ms.
deinde tu ipse sepius et frequenter me hortatus fuisti : ut simul cum
vita
fabulas quoque traducerem : quod libenter feci, l
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