oso, e reso per lui capace albergo, S’accommodò passando quella notte
In
dolce sonno con tranquilla pace. Ma poi ch
Gallo, che cognobbe il finto viso, E ’l parlar simulato de l’astuta,
In
cotal modo anch’ei saggio rispose. Non men
orella anch’io bramo e desio D’abbracciarti, e d’amor mostrarti segno
In
tutto quel, ch’io posso, e d’esser teco, E farti
arlargli in cotal guisa. Oh là tu, che dal ciel chiamato m’hai
In
tuo soccorso, hor da’ principio tosto Ad aiutarti
amerai in soccorso al tuo bisogno, Sarò presente ; e col divin potere
In
te raddoppierò l’humane forze. Ci dà quest
no del fuggir tal segno. Tosto approvossi tal parer da ognuno.
In
questa opinione entraron tutti. Ma alfin l
tenuto al mondo saggio. Del suo debito fin manca il consiglio,
In
cui de l’eseguir chiaro è ’l periglio.
fin dal suo parlar commossa Con faccia horrenda, e minaccioso aspetto
In
habito lugubre inanzi a lui Con ricercar ciò, ch’
pendo qual risposta darle, Disse : Io ti chiamo acciò mi presti aiuto
In
caricarmi del caduto peso, Che, come vedi, ancora
in tal guisa il giusto sdegno Contra chi loro a torto ingiuria move :
In
tanto odio e veleno si converte De le grate amici
da salse al suo superbo nido. Onde soffiando a maggior furia il vento
In
quello già di paglia et fien contesto Da i lucent
avendo a piacer l’esser da quello, O da Dio stesso egli medesmo colto
In
qualche occasion tardi o per tempo. Vindice è D
la sua vita con soavi accenti Facea l’esequie a le sue proprie membra
In
breve per restar di spirto prive. La Cicogna, che
e per restar di spirto prive. La Cicogna, che in riva al fiume stava,
In
ch’ei lavar solea le bianche piume, Se gli fa inc
a per sentir mai mal né bene ; Io, che cangiato havrò sorte e figura,
In
quel vivrò, che mi darà fortuna Viver con quel vi
star non ponno insieme. Così fa l’huom, ch’ognihor vivuto sia
In
mediocre stato, onde quieta Menò sua vita, e senz
tar non ponno insieme alta fortuna E cor quieto, honore, e lunga pace
In
questa vita di miserie piena. Alta fortuna alto
iamollo Giove poscia, e per mostrarli Quanto era vana la prudenza sua
In
voler comandar a chi sa il tutto : Gli disse. Or
. Or su fratel poi c’hai veduto Qual utile t’ha dato il tuo consiglio
In
farmi governar l’anno a tuo modo, Ara, e semina a
. Semel enim in herum conuersus. « Vtinam inquit rex stultorum essem.
In
toto enim terrarum orbe nullum meo latius esset i
, qui cataphractus ad pugnam prodibat, « Stulte inquit quo properas ?
In
pugna enim fortasse morieris. » Cui equus. « At t
Sdegnato, che volea mangiarla viva. Onde l’astuta al meglio che potea
In
sé raccolta, et fatto assai buon viso, Cominciò r
e per cagion di quel perfetto amore, Onde di tutto cor v’amo, e desio
In
tutti i modi la salute vostra. Quinci son gita in
La giovinetta sua figliuola, prese Partito di sbrigarsi da tai nozze
In
questo modo : et tosto gli rispose. Se vuo
e Si fieramente nel superbo capo, Ch’a terra lo mandò stordito, e poi
In
pochi colpi gli levò la vita : E sciolto andò da
entes paulatim demoror austros et quamuis leuibus prouida cedo notis.
In
tua praeruptus offendit robora nimbus ; motibus a
ier prender il corso : E non salvarsi da importante affanno
In
man di chi non sa se non far danno. Stolto è ch
ntà non havea par in terra, Quella d’argento appresso, e quella d’oro
In
don gli diede, e ’l fé partir contento. Ma raccon
no A caso fece, fece egli con arte Di lasciarsi cader allhor la scure
In
mezzo il corso de le rapide onde : E finse lagrim
b rigido delituere gelu, pigra nimis tanto non aequans corpore nimbos
In
propriis laribus humida grana legit. Decolor hanc
a lor d’accordo per cotal fatica. Ond’ella con l’acuto e lungo rostro
In
breve alfin di tanto affanno il trasse. Ma richie
, Ho voluto cercar novella strada Di pasturarmi fuor del luogo usato,
In
parti entrando a mia natura avverse ; E d’animal
a le compagne sue di quella priva. E per trovar il modo, onde potesse
In
compagnia di tutte l’altre meglio Soffrir di ques
r apprestarne le vivande usate Al suo Signor : e col coltello in mano
In
iscambio de l’Occa il Cigno prese Per farne la cu
Venir correndo e di paura pieno, Credendo fargli ancor maggior paura,
In
mezo de la via tosto fermossi Chinando il fronte,
di far il nido ha per usanza Dentro a le biade de gli aperti campi ;
In
cui suol partorir le picciol uova De la stagion d
venir tutti a l’apparir del Sole A darci in presto del servitio loro
In
tagliar questa homai matura biada. Udito questo i
si in quella di periglio fuori. Così fuggendo la paurosa belva
In
un momento tanto avanti passa, Che quasi nel
ritrarli da quello a miglior uso : Ch’è d’autorità spogliato e privo,
In
mover altri a seguitar virtute Colui, che sta nel
lo, e ben mi tengo a mente Quel, che tu detto m’hai de l’odio antico,
In
cui sempre mi tien l’irata Dea ; Ma non voglio pe
Udito ciò la generosa Dea Per dar del suo saper degna risposta
In
sì fatto parlar la lingua sciolse. Prendas
li ad ogni opra inetti e vili Strepito horrendo, se a la mia conforme
In
sé la forma e la possanza havesse, Quando da sì v
tal sermon colui, ch’era dal sonno, Ma molto più da la paura stanco,
In
cotal modo a l’hoste suo rispose. Gratie t
rò felice un giorno solo. Se del savio di Frigia entro a lo specchio,
In
cui l’huom savio sé medesmo intende E riconosce i
e, e non si sdegni alcuno, Per esser padre ad altri, o maggior d’anni
In
altra guisa, al giovine dar fede, Che con ragione
ostrando il Nibio con gran suono D’altera voce un topo, c’havea preso
In
mezo un campo di tagliate biade ; E lo Sparvier m
pote alto levossi a volo. Quindi scoprendo largamente intorno
In
breve effigie i fiumi, i campi, e i monti, Sotto
lhor colui da meraviglia preso, E da un suo certo a lui sano rispetto
In
cotal modo a l’huom sdegnoso disse. Frate
n ragioni aperte e vive Mostra il lor viver di periglio pieno.
In
breve par ch’a la misura arrive Di sua perfe
i più presto, e con minore affanno, Che colui, che con impeto si move
In
discoperta forza a le sue voglie. La destrezza
Nella velocità del presto piede Tutto l’honor de la presente impresa.
In
questo la Testuggine, che ’l corso Con solecito p
quanto può girar questo paese, Com’anchora mandato hanno altri messi
In
altre varie parti de la terra, Perché ognun vada
cenza per andarsi a goder solo Quel prato ameno, il resto di sua vita
In
dolce libertà passando lieto. Ma l’huom, c
madre, che ben chiaro intese Quai fusser gli animai da lui descritti,
In
modo tale al suo figliuol rispose. Ahi com
re pour la découvrir ; car Phèdre lui-même l’indique en ces termes :
In
calamitatem deligens quædam meam. Il suffit, pou
d’ailleurs n’aurait pas rendu le vers faux, que Phèdre eût écrit, non
In
calamitatem, mais In calamitate. L’erreur du trad
as rendu le vers faux, que Phèdre eût écrit, non In calamitatem, mais
In
calamitate. L’erreur du traducteur français n’ava
puis il consacre un second chapitre, qui porte pour titre ces mots :
In
constitutam Petronii aetatem obiecta dissolvuntur
nd, qui, en lettres d’or et d’azur, porte l’avertissement suivant : «
In
hoc pulcherrimo codice continentur nonnulli poetæ
cedunt Fabulæ Græcæ Latinis respondentes et Homeri Batrachomyomachia.
In
usum scholarum Seminarii Patavini. Patavii, Ex Ty
-8º. Phædri fabularum Æsopiarum libri V, quibus acced. fabulæ xxxiv.
In
usum schol. adornavit notulisque ingenio acuendo
10 feuilles. Phædri Augusti liberti fabularum libri V cum appendice.
In
commod. stud. iuvent. recogn., introductionem de
v b. — Porphirius. Et au-dessous un poème, commençant par ces mots :
In
quattuor versus omnis , etc. C’est celui qui est
t. Limax ab hirundine invitatus ad prandium fuit infra leuvam unam.
In
die non plus potuit ambulare quam una untia. Dic
otuit ambulare quam una untia. Dic in quot dies ad prandium pervenit.
In
leuva una silicet mille quingenti passus, septem
itatem verticis habet unum pollicem. habet frontem bene discoopertam.
In
capillos dextros 6 plexiones inter totas. in sini
s opera recensuit Otto Ribbeck. Vol. IV. Appendix Vergiliana. Lipsiæ,
In
ædibus B. G. Teubneri, MLCCCLXVIII. (Voyez, pages
feuillet : Liber monasterii scōrum petri pauli aplor. in wisszenburg.
In
claustro 297. » Tross fait ensuite observer que
ægusto deûm. R. Vbi immolatur, exta primum ego gusto. Ph.
In
capite regis sedeo. R. in capite regis sede
.......... alligant me interdiu. Rom. Interdiu ligor. Wiss.
In
die ligor. En sens inverse on trouve dans les
bien celui du Romulus ordinaire : Esopus de se primam dixit fabulam.
In
sterquilinio quidam gallinatus, dum quereret esca
tiam. II. De fideicommissa peccunia. III. Subtilis inuentio sententie
In
causa obscura olei depositi. IV. Sententia de pec
gaños : y Peligros del mundo, traduzido en Romance por Iuan de Capua.
In
fine : Acabose el excellente libro intitulado Exe
numérotés contiennent ce qui suit : Fol. 1 a. — Titre ainsi conçu :
In
disem Buch ist des ersten teils : das leben und f
etruckt zum Thiergarten | durch Joannem Prüsӡ burgern zū Strasӡburg :
In
| dem Augstmonat des. M.CCCCC. vnd | achtsten jar
out | of frensshe in to englysshe by Wylliam Caxton | at westminstre.
In
the yere of oure Lorde M. | CCCC.LXXXIII. Voici
ium et ideo annotaciones inferius posite incipiunt a libro secundo. »
In
calce tabulæ, « Hunc librum ad usum conventus mon
applicare presumpserint alienos. » Evulsum est folium primum lib. II.
In
margine fol. 2 inscribitur, « Hic est liber Sanct
is quin periodus quoque finis Fauste nunc annotatur agente deo.
In
partes hunc sectum tres augustaque lector I
es grecques d’Ésope. Voici en quels termes tout cela est expliqué : «
In
principio hujus libri quinque sunt inquirenda, sc
ue des fables est précédé d’une glose dont voici le commencement : «
In
principio huius libri quatuor causae sunt inquire
l avait trouvé la note suivante écrite de la main même du copiste : «
In
principio huius operis attenduntur quatuor : caus
in domo Laurentii hostingue et Jameti louys pro Jacobo le forestier.
In
intersignio regule auree iuxta conventum augustin
, Christi servorum semper amicus, Institui fecit pastorem canonicorum
In
cella veteri trans flumen Parisiorum. Hanc vir ma
cis. 5º Enfin ces deux distiques qui appartiennent à la fable xii :
In
mensa tenui satis est inuisa voluntas, Nobi
Sur ce feuillet le contenu du manuscrit est indiqué en ces termes :
In
hoc libro continentur hi poetæ manuscripti : Cat
usdem Sub Anno domini millesimo quadringe[nte]simo septuagesimo primo
In
die marcelli martiris et pape. D. Manuscrit
duquel le contenu du volume est indiqué dans les termes suivants : «
In
hoc libro continentur : Albertanus de consolation
us poeta qui fabulas composuit ad vitam et mores hominum corrigendos.
In
quibus inducit bestias et aues et cetera loquente
ur, me semble-t-il opportun d’en transcrire ici tout le préambule : «
In
principio hujus libri quinque sunt inquirenda, sc
t hunc librum sub nomine Æsopi et sic habemus quod duplex est Æsopus.
In
principio hujus sunt multæ fabulæ et apologi vel
ncipit Cato : (C)um aīaduerterē quam plurimos hoīes er-||rare, etc.
In
fine : Opus hoc bonis dogmatib’ refultū continēs
Impressus Rothomagi per Johā-||nem mauditier pro Iacobo le forestier.
In
parrochiā sancti nicolaï cõmoran̄ad || intersigni
in. Celui de la première est ainsi conçu : Mytholo||gia Æsopica. ||
In
qua || Æsopi fabvlæ græ||colatinæ ccxcvii qva-||r
atæ, et aliis pluribus auctæ. || Ad usum scholarum eiusdem Societ. ||
In
hac secunda editione || Ab eodem expolitiores, lo
i genus omne vigebat. Solvitur in cineres Neccham, cui si foret hæres
In
terris unus, minus esset flebile funus. Secti
oribus excerpta ejus artis. Item ars practica ad cognoscendum futura.
In
charta. La collection de Romulus, signalée dans
de la traduction ; il aurait seulement donné l’ordre de l’exécuter. «
In
anglicam linguam, disent les manuscrits, eum tran
. Or, voici ce qu’on lit dans les trois textes : Romulus primitif :
In
capite regis sedeo. Dérivé complet : Juxta regem
venustas responderet corpori. Dérivé complet du Romulus anglo-latin.
In
tota vita mea non vidi avem tibi similem in decor
tratura fuisset, libentius te ac prolixius rogatu nostro præstiturum.
In
quo sane rem imprimis gratam et acceptam nobis ef
Guarino Veronensi viro perameni ingenii ad unguem noviter castigata.
In
fine : Impresso in Agripinensi Colonia, anno supr
næ commentarii diligentissime recogniti, atque ex archetypo emendati.
In
fine : Thusculani, apud Benacum in ædibus Alexand
clarissimi poete et oratoris Nicolai Perotti cum variis additamentis…
In
fine : Impresso in Agrippinensi Colonia, anno sup
thirteenth century except some writing on ff. 15 b. — 17. » 531. «
In
all probability the earlier portion of this volum
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