i Index Perry Sources présumées « A i lettori.
Del
padre, e del figliuolo, che menavan l’asino » P
1. « Dell’aquila, et della volpe » P1 Faerno, 60 2. «
Del
corvo, et sua madre » P324 Faerno, 13
6 4. « Dell’aquila, e ’l guffo » PØ — cf. LF V, 18 5. «
Del
mulo » P315 Faerno, 30 6. « Della cornacc
« Dell’asino, il corvo, e ’l lupo » P190 Faerno, 89 8. «
Del
corvo e ’l serpente » P128 Faerno, 24
8. « Del corvo e ’l serpente » P128 Faerno, 24 9. «
Del
cane » P133 Faerno, 53 10. « Dell’anguill
10. « Dell’anguilla, e ’l serpente » PØ Faerno, 27 11. «
Del
cigno, et dell’occa » P399 Faerno, 25
olpe, e ’l lupo » PØ — cf. P211 & P593 Faerno, 49 13. «
Del
cervo » P74 14. « D’un huomo, et un satiro
16. « Dell’agnello e del lupo » P98 Faerno, 87 17. «
Del
cavallo e l’asino carchi » P181 Faerno, 16
7. « Del cavallo e l’asino carchi » P181 Faerno, 16 18. «
Del
sole, e Borea » P46 19. « Della volpe, e
« Della gazza, et gli altri uccelli » PØ Faerno, 46 21. «
Del
topo giovine, et la gatta, e ’l galletto » P716
atta, e ’l galletto » P716 Abstemius, I, 67 22. «
Del
toro e del montone » P217 23. « Dell’asi
23. « Dell’asino, e ’l cavallo » P357 Faerno, 84 24. «
Del
gambero, e suo figliuolo » P322 25. «
, 84 24. « Del gambero, e suo figliuolo » P322 25. «
Del
cane, e ’l gallo, e la volpe » P252 Faerno,
3. « Di due rane vicine di albergo » P69 Faerno, 38 34. «
Del
cervo, et suo figliuolo » P351 Faerno, 2
, 10 38. « Della rana, et suo figliuolo » P376 39. «
Del
drago, et la lima » P93 40. « Del cervo,
uolo » P376 39. « Del drago, et la lima » P93 40. «
Del
cervo, e ’l cavallo, e l’huomo » P269
40. « Del cervo, e ’l cavallo, e l’huomo » P269 41. «
Del
porco, et del cane » PØ Abstemius, I, 41
41. « Del porco, et del cane » PØ Abstemius, I, 41 42. «
Del
lupo, et le pecore » P451 43. « Della ga
3. « Della gallina, et la rondine » P192 Faerno, 79 44. «
Del
serpente, et Giove » P198 45. « Delle
2 < Phèdre, III, 17, in Perotti, Cornu Copiæ, I, cv, 10. 50. «
Del
granchio, et la volpe » P116 51. « Del
fiume la moglie affogata » P682 Faerno, 41 54. «
Del
contadino, et Ercole » P291 Faerno, 91
4. « Del contadino, et Ercole » P291 Faerno, 91 55. «
Del
lupo, et della grue » P156 Faerno, 56
55. « Del lupo, et della grue » P156 Faerno, 56 56. «
Del
topo cittadino, e ’l topo villano » P352
56. « Del topo cittadino, e ’l topo villano » P352 57. «
Del
contadino, et del cavalliero » P402 Faer
contadino, et del cavalliero » P402 Faerno, 15 58. «
Del
leone, dell’asino, et della volpe » P149
ne, dell’asino, et della volpe » P149 Faerno, 3 59. «
Del
figliuol dell’asino, e ’l lupo » PØ Faer
61. « Della volpe, et dell’uva » P15 Faerno, 19 62. «
Del
corvo, et la volpe » P124 Faerno, 20
62. « Del corvo, et la volpe » P124 Faerno, 20 63. «
Del
leone impazzito, et la capra » P341 Faern
64. « Dell’asino, e del cinghiale » P484 Faerno, 54 65. «
Del
leone, et della volpe » P10 Faerno, 18
ll’orso, e le api » PØ ; cf. P400 Abstemius, I, 38. 73. «
Del
pavone, e del merlo » P219 Faerno, 22
73. « Del pavone, e del merlo » P219 Faerno, 22 74. «
Del
gallo, e ’l gioiello » P503 75. « Del lu
Faerno, 22 74. « Del gallo, e ’l gioiello » P503 75. «
Del
lupo, et l’agnello » P155 76. « Del corv
lo » P503 75. « Del lupo, et l’agnello » P155 76. «
Del
corvo, et li pavoni » P101-472 77. « Del
P155 76. « Del corvo, et li pavoni » P101-472 77. «
Del
cinghiale, e la volpe » P224 Faerno, 78
. « Del cinghiale, e la volpe » P224 Faerno, 78 78. «
Del
pardo, e le simie » PØ
81. « Della rondine, e gli altri uccelli » P39 82. «
Del
leone, et le rane » P141 83. « Del topo,
li » P39 82. « Del leone, et le rane » P141 83. «
Del
topo, et della rana » P384 84. « Del leo
e » P141 83. « Del topo, et della rana » P384 84. «
Del
leone invecchiato, et la volpe » P142 Gab
volpe » P142 Gabriele Faerno, Fabulae centum, 74 85. «
Del
gatto, e del gallo » P16 Gabriele Faerno, F
6. « Dello sparviero che seguiva una colomba » ??? 87. «
Del
cigno, e della cicogna » ??? 88. « Della
e lo spino » P95 Gabriele Faerno, Fabulae centum, 65 89. «
Del
leone innamorato, e del contadino » P140
e la cagna » P222 Gabriele Faerno, Fabulae centum, 9 91. «
Del
taglialegna, e Mercurio » P173 Gabriele F
ella simia » ??? Gabriele Faerno, Fabulae centum, 97 95. «
Del
nibio, e dello sparviero » ??? 96. « Del
ntum, 97 95. « Del nibio, e dello sparviero » ??? 96. «
Del
vespertiglio, et della donnola » P172 Gab
e centum, 96 98. « Dell’asino, e del vitello » ??? 99. «
Del
contadino, e Giove » PØ Gabriele Faerno,
, e Giove » PØ Gabriele Faerno, Fabulae centum, 98 100. «
Del
leone, e ’l lupo, e la volpe » P258 Gabri
il carco de l’Asino ripose Sopra il Cavallo, et oltre a quello ancora
Del
morto socio la gravosa pelle. Allhor si dolse que
el morto socio la gravosa pelle. Allhor si dolse quel crudele indarno
Del
mal del suo compagno, et della pena Del doppio pe
si dolse quel crudele indarno Del mal del suo compagno, et della pena
Del
doppio peso : che schivando in parte Tutto sul do
Bolliva al foco, nell’humor fervente Entrò la Mosca da la gola tratta
Del
grasso cibo, che nuotar vedea : Del qual dapoi, c
Entrò la Mosca da la gola tratta Del grasso cibo, che nuotar vedea :
Del
qual dapoi, c’hebbe satiato a pieno L’ingorda bra
medesmo sospirando disse. Misero a che son giunto ? Ecco il guadagno
Del
cibo, ch’io sperava essermi vita, Havermi tratto
n’aviene a l’huom, che intento Tutto al guadagno senza haver rispetto
Del
mal, che del suo oprar ne senta altrui, Si mette
rse vie Era inchinato da la gente tutta, Che con divotion s’humiliava
Del
nume vano a quella ricca imago. Ma credendo il me
ndo il meschin, che quell’honore Venisse fatto al suo nobile aspetto,
Del
suo stolto parer tanto gonfiossi, Che preso allho
i il mantel, che indosso havea. Ma colui, che dal freddo era assalito
Del
fiato suo, tanto più stretto e involto Stava ne i
buon pellegrino anch’esso venne A poco a poco a lasciar giù le parti
Del
mantello, onde pria tutto era chiuso : Indi senti
lo, onde pria tutto era chiuso : Indi sentito assai maggior l’affanno
Del
caldo lume tutto si scoperse De la veste : et cos
[22.] DEL TORO E DEL MONTONE. FUGGIA veloce il Toro da la vista
Del
possente Leon, ch’era lontano : E ’l vil Montone,
tto fuggendo seguitò suo corso. E ’l vil Monton se lo recò ad impresa
Del
suo valor, ch’a ciò fosse cagione. Così ta
rta la coda, che vergogna asconde. Allhor la Volpe impaurita al suono
Del
novo editto si metteva in punto D’abbandonar il s
chi sotto il Tiran sua vita mena È in gran periglio di sentir la pena
Del
fallo anchor, che non ha in mente havuto. Chi s
trami prima tu di ciò la via ; Ch’io seguirotti, poi che quella norma
Del
vero caminar, che più t’aggrada, Appreso havrò da
figli di virtute esempio, Se vuol, che ’l suo parlar, che li riprende
Del
vitio appreso, habbia valore e forza Da ritrarli
er : suvent est ateint li gupilz, tut seit li quointes par ses diz. »
Del
menteür avient suvent, tut parot il raisnablement
ement, sil put li sages entreprendre, s’il veut a sa parole entendre.
Del
leial hume est meuz creüe une parole e entendue,
tuno Suon de la voce tua rauca e noiosa, E perde il soavissimo riposo
Del
dolce sonno, ch’ogni male oblia. Ond’ei rispose :
ssa ; sì che a torto incolpi Me de l’altrui peccato, e a torto accusi
Del
ben, che tanto reca utile altrui. Allhor i
spose bramarlo oltra ogni stima ; E che pensava haver appresa a pieno
Del
volar l’arte dal camin già fatto Fra l’ugne sue ;
Così la miserella, che non have L’ali leggiere, onde sostenga il peso
Del
debil corpo suo terreno e grave, Sottosopra volta
l Vespertiglio le rispose Ch’augel non era ; et ciò provava a i segni
Del
proprio corpo senza piume tutto, E che del pel de
l’huom savio e di prudenza adorno Far dee qualunque volta si ritrova
Del
proprio stato in gran periglio posto : E secondo
sì da lui partendo senza frutto Gli arbori colmi di soverchio affanno
Del
trovar chi di ciò togliesse il carco Deliberossi
trui con tanta noia. Gli arbori allhora dal gran tedio stanchi
Del
pregar lungamente indarno altrui, Si risolsero al
Marie de France, n° 1 Le coq et la pierre précieuse
Del
cok [re]cunte ke munta sur un femer e si grata ;
Marie de France, n° 67 Le corbeau qui trouve des plumes de paon
Del
corbel cunte ki trova par un chemin, u il ala, pl
Che raro avien, ch’egli da me si parta Senza paura, e manifesto segno
Del
temerario ardir mostrato indarno Per farmi oltrag
i ricordava con parlar cortese, Che per trovarla a la seconda andasse
Del
corrente liquor, che in giù trahea. Ma quel, che
ndo haver pietà de’ casi suoi, Gli domandò qual fosse allhor lo stato
Del
padre suo, ch’esser sentiva infermo. A cui ridend
nudriti insieme un’Oca e un Cigno Questo per dilettar col dolce canto
Del
suo Signor le delicate orecchie ; Quella per dile
brose vepri si nascose. La semplicetta allhor, c’havea creduto
Del
suo falso parlar vero il concetto, De l’arbor sce
icol di chi ’l pone in opra, Se brama esser tenuto al mondo saggio.
Del
suo debito fin manca il consiglio, In cui de
’ognun, che temerario ardisce Quella impresa tentar, ch’a la bassezza
Del
suo grado e valor mal si conviene, Sovente va d’o
cominciò lecar il mel, che in terra Gocciolando cadea del buco fuori,
Del
buco, che per tutto era già pieno. E mentre ch’ei
le honor quant’io posso maggiore, Per veder se placar posso lo sdegno
Del
suo superbo cor sì in me crudele : E con carezze
Marie de France, n° 71 Le loup et le hérisson
Del
lu dit e del heriçun, que jadis furent cumpainun.
ascuna a l’alto si conduce. E si salvan così da l’ugna infesta
Del
fier nimico, che vuol divorarle, Sopra un
estre reis sur tutes les bestes ki sunt e ke conversent en cest munt.
Del
bugle ot fet sun senescal que a pruz le tient e l
al suon, che gli feria l’orecchie, Con generoso core e d’ardir pieno
Del
suo sospetto la cagion fallace. Ma poi ch’ei fu d
e gocciolando dal mal sano fondo Spargea ’l terreno del liquor soave.
Del
qual poi che appagato hebbe ciascuno Più che a ba
Deh misurate i passi vostri alquanto ; E con sano discorso giudicate
Del
corso e stato vostro il dubbio fine : Che anchor
ila disse. Poi che con l’effetto Chiara ciascun di voi fatto m’havete
Del
valor dubbio, onde pendea la lite, Mia sentenza s
Aquila un giorno ci movesse guerra ? Saria forse possente o la corona
Del
tuo bel capo, o la gemmata coda, A contrastar que
r cominciar le stanche membra. E mentre ad agio ognun di lor mangiava
Del
troppo caldo incominciato pasto, L’huomo col fiat
no con tranquilla pace. Ma poi ch’apparve in Oriente il raggio
Del
matutino Sol con lieta voce Diede il Gallo princi
o quell’honor prendea la palma, Quando la Lepre desta alfin s’accorse
Del
preso error de la sua confidenza, E colei riporta
é con essi poi partendo insieme Daria maggior certezza a chi l’udisse
Del
grato annuncio di sì buon effetto : Perché fra po
E gran querele la sua dura sorte. Onde Mercurio, che sapea l’inganno
Del
fraudolente, immantenente apparve A lui dinanzi ;
o Havendo alcuni habitator del loco Immolato una Capra al sacrificio,
Del
nido la rapace Aquila scese, E preso havendo ne g
’ suoi figli il falso segno ; Forte sen dolse : e si scusò con seco1
Del
torto a lui contra sua voglia fatto. Soggiungendo
sto accorta a salutarlo prese Lontana un poco per mostrar gran doglia
Del
suo languire sospirando alquanto ; E a dirle del
var solea le bianche piume, Se gli fa incontra, e la cagion li chiede
Del
suo cantar poi ch’è vicino a morte, Che per natur
imase eternamente servo. Così talhora un huomo, ch’è men forte
Del
suo nimico, e che soccorso chiede Ad huom, che pi
Marie de France, n° 72 L’homme et le serpent
Del
vilein e de la serpent nus cunte ici cumfeitement
à questo vi mostro. Stupido il Vecchio allhor allhor s’informa
Del
discorde giudicio de le genti, Ch’a tutte l’
oi satiar di te sua ingorda fame. Però temi lui sempre, e non fidarti
Del
suo falso sembiante in vista pio : E tienti ben l
le ne renferme que 22 de ces fables dont la dernière est intitulée :
Del
patre y del hijo que yvā a vēder el asno , il en
son mestre Ysopes, qui connut son estre, Unes fables qu’il ot trouées
Del
greu en latin translatées ; Mieruelle en orent li
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