pioggia, hor caldo, hor gelo, Secondo ch’ei da lui chieder saprebbe.
Così
si contentò Giove ubidirlo : E tutto l’anno gover
oni del futuro tempo ; Che t’avvedrai qual sia ’l tuo senno e ’l mio.
Così
fece il Villano ; et nel seguente Anno la messe a
o in buona parte prese, Che dal parer del suo consiglio venne.
Così
devrebbe ognun fidarsi in Dio, Né chieder più da
ualunque a tua vita insidia pone. Ond’io chi cerca di turbar mia pace
Così
combatto, o me gli mostro fiero, Che raro avien,
: e con orgoglio crudo Non lascio ingiuria mai senza vendetta.
Così
l’huomo, ch’è debole e innocente, Ognuno rende a
sser la lor coda anch’esse Per fuggir di portarla il lungo impaccio :
Così
stimando col comune scorno Coprir il suo, che non
sità della tua sorte ? Certo che tu ben pazza sei se ’l credi.
Così
talhor ne’ publici consigli Si trovan molti, et m
rente liquor, che in giù trahea. Ma quel, che poco tal pensier curava
Così
rispose : Io non farò già questo : Perché mentre
ché mentre mia Donna in vita resse Fu da l’altrui parer così diversa,
Così
di voglia sua, così lontana Dal comune voler, cos
huom rozo e di pietate ignudo, Nel cor piangendo a cominciar si diede
Così
leggiadro e dilettoso canto, Ch’a quello il Cuoco
a : e quel sciolto rimase Per sua virtù da l’accidente strano.
Così
l’huomo eloquente ha spesso forza Di lontanarsi d
divorar quel, ch’io prendessi Vittorioso co i compagni miei ;
Così
, s’io vinto, et morto al pian giacessi, Tu d
e lo scacciò da loro, Perch’eran suoi costumi a tutti infesti.
Così
l’huom savio dee scacciar coloro Dal suo com
ermossi tosto, e non si mosse punto : Ma ridendo tra sé di sua follia
Così
gli disse : invero che l’aspetto Di questo horren
o suon de l’asinina voce Io non t’havessi conosciuto in prima.
Così
l’huom sciocco e d’ignoranza pieno Che il savio f
r da cercar, ma da oprar l’arme, Che ti difendan da gli assalti suoi.
Così
io m’appresto a la battaglia anchora Ch’io non n’
i de la guerra a l’uso Di tutto quel, che mi può far mistiero.
Così
dee farsi l’huom possente e forte Nelle prosperit
tesse poi di lui cibarsi, Trovò un’astutia : et là correndo in fretta
Così
si diede a ragionar con lui, Buon dì, frat
rar tra noi, fratello, sempre, Tutte obliando le passate gare.
Così
dicea la Volpe. E ’l Gallo accorto Fatto a sue sp
di lei medesma, allhora Salvo si rese et da gli inganni suoi.
Così
l’huom savio, che burlato viene Da chi profession
tar con un pungente strale, Che da l’un fianco a l’altro la trafisse.
Così
giungendo di sua vita al fine Disse fra sé quell’
a mi salvò pur dianzi : Ond’hebbe poi da me sì ingiusto merto.
Così
talhor aviene a l’huomo ingrato, Che quel, che ’l
o. Però ponete, prego, in altra mano Di tal fatica l’importante peso.
Così
risolti al Fico se n’andaro Per dar a lui di tal
tien d’altrui regger la cura Sotto il sembiante d’un pregiato honore.
Così
da lui partendo senza frutto Gli arbori colmi di
e i più sublimi Cedri, Che dal Libano monte al Ciel sen vanno.
Così
colui, ch’a le sue voglie serve, È pronto a ricer
via, c’homai t’uccide. Il Vecchio stanco l’ubidisce ; et vanno
Così
per breve spatio al lor camino : E trovan no
nioni altrui varie e diverse Ambi fornir il resto del viaggio.
Così
due pesi l’Asinel sofferse, Il padre su le s
a due a due de l’Asinello, E tra lor fecer di portarlo patto.
Così
pensando al dir di questo e quello Por freno
perato il mal nato animale Gettò nel fiume per minor tormento.
Così
fa l’huomo a sé medesmo male, Che far conten
ià stanca non si move punto, E di mosche l’assal copia nimica.
Così
l’un danno sopra l’altro giunto Patì gran pe
tar quel poco in vita Di spatio, che dal ciel sento lasciarmi.
Così
la gente tal esempio invita A tolerar il suo
olui da mia sentenza havrà la lode E de la maggioranza, e del valore.
Così
da lei partiti, ognun si mosse A quel tentar, che
cotanto tu Sparviero Prevagli al Nibio d’ogni honore e merto.
Così
il giusto Signor, che tien in corte Diversa gente
di questo e quel piede Tosto gli artigli, et la diè in preda al fato.
Così
la miserella, che non have L’ali leggiere, onde s
sa sopra un duro sasso ; E schiacciata finì la vita e ’l volo.
Così
interviene a chi nell’alte imprese Da sé medesmo
non seppe allhora quale Risposta dargli, et gir lasciollo anch’essa.
Così
due volte d’un periglio stesso Egli si tolse con
gli si tolse con ragion diversa Ogni volta salvandosi la vita.
Così
l’huom savio e di prudenza adorno Far dee qualunq
’astuta il cieco inganno, Ciò fece ; et seco a nuoto anch’ei si mise.
Così
di paro un pezzo entrar nell’acque Tranquillament
che ’l topo havea la pelle, Tosto si cominciò render satollo.
Così
talhor avien, che l’huomo iniquo, Ch’a far altrui
ova : et fé d’esser il primo, Che mostrasse con lui l’alte sue forze.
Così
d’accordo cominciò calarsi Verso quel pellegrin s
ndola tra via fra certe vepri Per non lasciar in quel camin la vita :
Così
di voler proprio abbandonolla Con speme di poter
a notte, fin che ’l novo albore Rendesse il lor camin via più sicuro.
Così
d’una gran noce in cima un ramo S’assise il Gallo
ensato con l’astutie sue, Senza che pur la ria se n’avvedesse.
Così
sovente a l’empio avenir suole, Che mentre a l’al
ghiava con le zampe adunche, E lo sbranava, e ne ’l rendea suo pasto.
Così
più giorni fece insin che venne L’astuta Volpe, c
vigio, che in piacer vi sia, Farollo volontier, ma da lontano.
Così
da picciol segno alcuna volta L’huom savio impara
rtù de le celesti sfere, Che danno al tutto ognihor principio e fine.
Così
parlò : né la Cicogna pote Dir altro contra a sue
arlò : né la Cicogna pote Dir altro contra a sue vive ragioni.
Così
devrebbe contentarsi ognuno De la sua sorte, e de
indi a poco senza alcuno aiuto Miseramente a dura morte corse.
Così
interviene a l’huom, ch’è sempre usato Di far ing
tratto a salvamento il collo Fuor delle fauci del rapace Lupo.
Così
gli huomini rei sovente ingrati Si stiman di favo
endo giunto al natural valore Il tremendo furor de la pazzia ?
Così
ne insegna l’animal discreto, Che insopportabil s
emo di darmi solazzo Con teco sciocca, e fa’ pur ciò che puoi.
Così
l’huomo insolente ancorché vile A chi non sa né p
debbo volontieri e in pace Sostener di mia vita un simil fine.
Così
dee tolerar l’huomo prudente Quel, che non può pe
cortesia portatel lieto ; E goderannel per mio amore in pace.
Così
talhor altrui l’huom donar suole Quel, che per mo
n sue tosto spogliollo, E con gran scorno fu da lor scacciato.
Così
interviene a chi troppo bramoso Di gloria senza m
e per la gran fortezza, Ch’in fronte havea de le ramose corna.
Così
il Caval perdendo ognihor la pugna Partì dolente
che, e nel ritenne a forza Sì, ch’ei rimase eternamente servo.
Così
talhora un huomo, ch’è men forte Del suo nimico,
h’io sperava essermi vita, Havermi tratto di mia vita al fine.
Così
spesso n’aviene a l’huom, che intento Tutto al gu
ar, e quella prendere, Che mi potrà più satio e lieto rendere.
Così
lascia la sua cader nell’onda, E volendo pig
endendo, tai parole move, E fammi ingiuria in atto sì villano.
Così
spesso l’huom vil privo di forza E d’ardimento al
Ivi adunati da diversi luochi Era anchor grande et abondante copia :
Così
tra lor la Gazza entrata anch’essa Volgendo a cas
marin terrestre farmi, Perdendo col mio albergo ancor la vita.
Così
fa l’huom, che da troppo desio Di cose nove la su
allhor salvo la tua forte scorcia Te renderà dal suo furor protervo ;
Così
la mia, che per sé stessa è frale, Agevolmente fi
ruota miserabilmente Restò schiacciata, e di sua vita al fine.
Così
interviene a chi nel vitio vive, Che spesso pria,
o dal latrar maligno, Che tremar mi fa tutto il cor nel petto.
Così
l’huom nato per natura vile Quantunque armato sia
insieme arrivaro ove d’un fiume Devean passar a nuoto il facil guado.
Così
nell’acque entrati ambo di pari, Quel, che di sal
, alfin cangiò pensiero : Et cedendo lasciolla in pace starsi.
Così
devria colui lasciar le imprese, Che impossibili
ò gli diè tanto del capo Sopra d’un sasso, che morir convenne.
Così
devrebbe farsi ad ogni huom rio, Che senza haver
di veder l’ali sue stesse Esser ministre a lei di tanto danno.
Così
colui, ch’è da l’amico offeso, Sente più grave as
ser de l’Asina figliuolo, Poltro animale, e di tardezza pieno.
Così
l’huom nella prospera fortuna Divien superbo, e n
o : che schivando in parte Tutto sul dorso suo venuto gli era.
Così
quel servo fa, che del conservo Non ha pietade :
no iniquo e discortese Tutta la pose in picciol tempo a terra.
Così
spesso patir suol chi benigno È de’ favori suoi l
quella, che più saggia era di lei, E di più lunga esperienza accorta,
Così
rispose al temerario invito. Se ci gettiam
girmi quel martir fatale Patir cotal disagio hor mi consiglio.
Così
la prova d’un passato male Render suol l’huo
, oimè, misera, avenne, Ch’io sia sicura dal presente affanno.
Così
spesso intervien, che dove alcuno Dovrebbe oprar
n se lo recò ad impresa Del suo valor, ch’a ciò fosse cagione.
Così
talhora un huom, che poco vaglia, Battaglia move
gracchiar con rauco strido Sì, che dal rostro il cibo in terra cadde.
Così
scorgendo la sagace Volpe Esser del suo disegno a
far di quei non voglia, Che de la coda non han parte alcuna ?
Così
ne mostra l’animale astuto, Che chi sotto il Tira
dron il duro legno, Sia ch’ei si sia ; né temo altra percossa.
Così
non prende l’huomo savio a sdegno Il cangiar
l ver risposta alcuna : E van restò di quel consiglio il fine.
Così
spesso intervien dove il periglio Si scorge in es
un poco gli ferio l’orecchia, Godendo lieto il ritrovato cibo.
Così
talhor l’huom per fuggir s’adopra Un picciol mal,
entro un’antica selva Per trarsi in quella di periglio fuori.
Così
fuggendo la paurosa belva In un momento tant
olato e di sua sorte lieto Menò contento di sua vita il resto.
Così
far deve ogn’huom, che in bassa sorte Esser si se
a far quel, ch’imparai Da te, da gli avi, e da’ fratelli tuoi.
Così
devrebbe ogni buon padre sempre Mostrarsi a i fig
ze mitigar l’offesa, Ch’ella m’ha fatto, e può farmi maggiore.
Così
devrebbe il picciolo impotente A far contrasto co
vedi, ancora in terra giace : Né da te cerco verun’altra cosa.
Così
molti lontan chiaman la Morte, Che quando se la s
ndo le groppe in un momento D’ambidue i piè nel fronte e nelle spalle
Così
gagliardamente lo percosse, Che ’l lasciò quasi m
l, ch’è commune, insegna ; E m’ha fatto legista in un momento.
Così
l’huom spesso a l’altrui spese impara Nelle occor
scir di quella buca Ripugnan sempre, e star non ponno insieme.
Così
fa l’huom, ch’ognihor vivuto sia In mediocre stat
so, adosso al miser corse ; E divorollo con disdegno e rabbia.
Così
l’huomo empio, e per natura forte L’inferior di f
pria, che si renda satio, Fin ch’ognuna di lor di vita manche.
Così
con arte mena a fiero stratio Le sue nimiche
e fuggiro in un momento Da la sua vista sotto l’acque impure.
Così
spesso l’huom vil la lingua move Con gran bravura
sempre l’odia a morte. E tu sei morta, e viva in odio a tutti.
Così
l’huom saggio, che ’l suo biasmo sente Da chi col
rtezza il proprio humore Tanto gonfiossi, che crepar convenne.
Così
spesso interviene al vecchio insano Di mente, che
far si dier novella eletta D’altra persona di più nobil merto.
Così
far si devria da quei, che danno Altrui la cura d
sa, che d’esca o di grano, Cibo de l’huomo per usanza antica :
Così
perché nell’opre di sua mano Non gli suol ma
pogliasser tosto de la pelle il Lupo. E tutti immantinente l’ubidiro.
Così
restando il Lupo anchora vivo Tutto spogliato de
a impresa, si pentì, ma in vano De l’arrogante negligenza sua.
Così
fa spesso l’huom d’ingegno e forza Dotato in conc
i ferro era nel fiume ; E da sé lo scacciò con brutti scherni.
Così
il gran Re del cielo esalta spesso L’huomo pien d
gli occhi de l’altera madre Devorò ingorda i pargoletti figli.
Così
fra noi mortali avenir suole, Che chi de l’amicit
onvenne alfin l’aspro accidente Partendosi da lei tristo e confuso.
Così
talhora l’huom, che da l’amore Di sé medesmo fatt
Di novo gli ammonì che intentamente Notasser ciò, che seguitar devea.
Così
quel giorno non comparse alcuno : Onde il padron
utto contento, e pien d’amico affetto Gli fece lauta e copiosa mensa.
Così
rodendo insino a meza notte Il duro cibo con tran
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