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DEL TORO E DEL MONTONE.
FUGGIA veloce il Toro da la vista
Del possente Leon, ch’era lontano :
E ’l vil Montone, che da lunge il vide
Venir correndo e di paura pieno,
Credendo fargli ancor maggior paura,
In mezo de la via tosto fermossi
Chinando il fronte, e le ritorte corna
Per cozzar seco. Allhor giungendo il Toro
Sen rise, e disse. O pazzo e vil che sei,
Poi che tanta folia tu meco ardisci,
Che con un piede sol franger potrei
S’io mi degnassi di contender teco,
Né da cura maggior cacciato io fussi
Al corso, che vietarmi indarno tenti.
E dicendo così più tra sé stesso,
Che fermatosi a quel, che l’aspettava,
Senza degnarlo pur d’un guardo solo
Ratto fuggendo seguitò suo corso.
E ’l vil Monton se lo recò ad impresa
Del suo valor, ch’a ciò fosse cagione.
Così talhora un huom, che poco vaglia,
Battaglia move a l’huom di lui più forte,
E prende ardir da le miserie note
Di far ingiuria al misero, che oppresso
È da cura maggiore, onde si vanta
Poi vanamente de le proprie forze,
Mentre colui, che a maggior cose attende,
Senza difesa far nol cura, o stima.
L’oppression del forte è ardir del vile.