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DELLA CORNACCHIA, ET LA PECORA.
LA Cornacchia veduto havea nel prato
La pecorella, e gran desio le venne
Di travagliarla, e trastullarsi seco ;
E di quella volò tosto sul dorso,
E gracchiando, e mordendole le orecchie
La dileggiava, e ingiuria le facea.
La pecorella, che non sapea come
Da lei sbrigarsi, sol questo le disse.
Se tu malvagia ciò facesti al Cane,
De l’insolenza tua▶ ben ti dorresti,
Ben t’avvedresti de la ◀tua pazzia,
Né lungamente te n’andresti altera.
Ella rispose. Ben io sollo ancora,
E ben conosco ciò ch’io faccio, e a cui :
Però non temo di darmi solazzo
Con teco sciocca, e fa’ pur ciò che puoi.
Così l’huomo insolente ancorché vile
A chi non sa né può mostrarsi rio
Dà spesso impazzo : ché benigno e pio
L’intende, e che non suol cangiar suo stile.
Contra bontade ogni viltate è ardita.