[95.]
DEL NIBIO, E DELLO SPARVIERO.
IL Nibio e lo Sparvier vennero insieme
A gran contesa, ognun sé stesso alzando
Sopra l’altro di pregio, e di valore :
E non potendo differir tal lite
Senza il giudicio altrui, restar d’accordo
Di far l’Aquila in ciò giudice loro.
Onde▶ esponendo sua ragion ciascuno
Dinanzi a lei, che decidesse il punto
De la difficultà fra loro nata,
L’Aquila disse : Orsù fratelli andate
A mostrarmi di ciò ragion più chiara
Con l’opra del valor, che regna in voi.
Che colui, che tornando a me con prova
Maggior de le sue forze e del suo grado,
Men darà indicio con più degno effetto,
Colui da mia sentenza havrà la lode
E de la maggioranza, e del valore.
Così da lei partiti, ognun si mosse
A quel tentar, che più potea sua forza :
E dopo breve spatio a lei tornaro
Ciascun mostrando a lei la preda fatta.
D’altera voce un topo, c’havea preso
In mezo un campo di tagliate biade ;
E lo Sparvier mostrando una Colomba,
Che per lo ciel volando a forza ottenne,
L’Aquila disse. Poi che con l’effetto
Chiara ciascun di voi fatto m’havete
Del valor dubbio, ◀onde pendea la lite,
Mia sentenza sarà, che quanto meno
De l’altera Colomba il Topo vale,
Tanto di nobiltate e di virtute
Nibio vagli tu men de lo Sparviero.
E quanto più del Topo è la Colomba
Degna d’honor, cotanto tu Sparviero
Prevagli al Nibio d’ogni honore e merto.
Così il giusto Signor, che tien in corte
Diversa gente al suo servitio ; deve
Sol prezzar più colui, che maggior segno
Di valor mostra de gli effetti a prova :
E non colui, che con sembianze vane
Di cose esterior, che ingombran gli occhi,
Cerca preporsi alla virtute altrui.
Di ciascun l’opra è del valore il saggio5.