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DEL GATTO, E DEL GALLO.
IL Gatto entrato in un cortivo prese
Un Gallo, e disegnò di darli morte
Sotto alcun ragionevole pretesto,
Per mangiarselo poi tutto a bell’agio,
Per ciò le disse. Ahi scelerato adesso
È giunto il tempo, ond’io faccia vendetta
Di mille offese, che facesti altrui.
Tu la notte qual pazzo e canti e gridi
Sì che si desta ognun da l’importuno
Suon de la voce tua rauca e noiosa,
E perde il soavissimo riposo
Del dolce sonno, ch’ogni male oblia.
Ond’ei rispose : anzi ’l mio canto è quello,
Che invita a l’opre ogni mortal, che brama
Menar sua vita da l’ocio lontana,
Che d’ogni mal è padre ; e gli ricorda
A non marcirsi nelle pigre piume ;
Né per ciò canto fuor di tempo mai.
Soggiunse il Gatto allhor : bench’io potrei
Gettar a terra con ragion possente
Queste tue scuse vane, inutilmente
Non voglio perder la fatica e ’l tempo :
Ma passerò più avanti rimembrando
L’altre tue colpe di castigo degne.
E che dirai profano, scelerato,
Incontinente, e di lussuria pieno,
S’io ti ricordo che tanto empio sei,
E da rispetto di virtù lontano,
Che in tutti i tempi con lascivia immensa
Con le sorelle, con le figlie, e insino
Con la tua madre carnalmente giaci ?
Rispose a questo il Gallo : il tutto è vero :
Ma lo faccio io per mantener del nostro
Seme la specie ; et arricchir colui,
Che m’è padrone, e mi▶ nutrisce in casa
Per questo effetto, et poi sforzato il faccio,
Non ◀mi dando altri de la specie mia
Da conservar, et ampliar la prole,
Che le sorelle, e le figliuole, e anchora
La madre stessa ; sì che a torto incolpi
Me de l’altrui peccato, e a torto accusi
Del ben, che tanto reca utile altrui.
Allhor il Gatto : benché ogni ragione
Veggia in tua scusa non è di ragione
Però ch’io lasci al tuo camino andarti,
Et poi per amor tuo di fame io muoia :
E detto questo nel condusse a morte.
Ragion non ode huom di mal far disposto.