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D’UN VECCHIO, ET LA MORTE.
UN Vecchio contadino ito a far legna
Nel bosco assai da sua stanza lontano
Tornava a dietro d’un gran fascio carco :
E stanco homai dal troppo grave peso,
Da la lunga fatica, e dal camino,
Ma molto più da i molti giorni et anni,
Che gli premean di doppia soma il fianco,
Al mezo de la via su la campagna
La sarcina lasciò cadersi a terra
Per riposar l’affaticate membra
Sotto l’ardor del caldo estivo Sole.
E rivolgendo con▶ la mente spesso
L’aspra calamità, che ognihor l’afflisse,
Cresceva il duol del suo presente affanno.
E come quel, ch’a tedio havea la vita,
Piangendo e sospirando ad alta voce
Più d’una volta richiamò la Morte.
Tal ch’ella alfin dal suo parlar commossa
In habito lugubre inanzi a lui
L’improviso apparir del mostro horrendo
Empì ’l vecchio meschin di tal paura,
Che tosto allhor allhor cangiò pensiero.
Et non sapendo qual risposta darle,
Disse : Io ti chiamo acciò mi presti aiuto
In caricarmi del caduto peso,
Che, come vedi, ancora in terra giace :
Né da te cerco verun’altra cosa.
Così molti lontan chiaman la Morte,
Che quando se la senton poi vicina
Fuggon tremando ◀con la faccia china
Per non provar di lei la dura sorte.
L’huom disperato il mal lontano chiama,
E quando l’ha vicin fuggirlo brama.