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DELL’ALLODOLA.
L’ALLODOLA è un augel poco maggiore
Del Passero, et di piuma a lui simile,
Ma sopra il capo un cappelletto porta
Di piume, ch’assai vago in vista il rende :
Questa di far il nido ha per usanza
Dentro a le biade de gli aperti campi ;
In cui suol partorir le picciol uova
De la stagion de l’anno in quella parte,
Che può bastarle a far prender il volo
Ai nati figli al cominciar la messe.
Ma le occorse una volta il farlo in mezo
D’un campo seminato assai per tempo,
Sì che l’uova depose a punto allhora,
Che incominciavan biancheggiar le spiche.
Onde matura a pieno era la biada
Quando anchor non haveano il volo appreso
I pargoletti figli anchora ignudi
Di quelle penne, onde sian atti al volo.
Però qualunque volta iva per cibo
Da lor lontana la provida madre
Lor avvertiva con▶ pietoso affetto,
Che se cosa occorresse a lor d’udire,
Ch’a l’orecchie di lor nova paresse,
Per riferirla al suo ritorno a lei.
Or del campo il padrone un giorno venne
Di là passando col figliuolo insieme ;
E veduto la biada a terra china
Dal peso andarsi del maturo grano,
Che de l’aride spiche homai cadea ;
Disse : vedi figliuol come è matura
Già questa biada sì, c’homai si perde ?
Però diman prima, che nasca il giorno,
Vattene a ritrovar gli amici nostri
Di questa Villa, e pregagli in mio nome
A venir tutti a l’apparir del Sole
A darci in presto del servitio loro
In tagliar questa homai matura biada.
Udito questo i timidi augelletti
Il riferiro a la lor madre tosto.
Et ella allhor : nessun timor vi tocchi
Figli di questo ancor ; che s’ei n’aspetta
Gli amici, qualche giorno anchor ci vuole
Prima, che questo campo habbia la messe.
Il giorno dopo andò la madre anchora
Per procacciarne a i figli esca novella :
Né apparve in tanto metitore alcuno.
Ma quando più l’ardor del mezo giorno
Scaldava i campi, et aspettato indarno
Gran pezzo haveva gli invitati amici
A la sua stanza quel padron del campo,
Alfin col suo figliuol venne in su ’l loco
Per veder se gli amici ivi trovava
Forse in far l’opra, a ch’ei gli havea pregati.
E non vedendo esser venuto alcuno,
Disse al figliuolo : Va’ figlio dimane
E tosto invita ogni parente nostro,
Che ci servino in ciò de l’opra loro
Per la mattina del seguente giorno.
Gli augelli allhor l’ordine udito havendo
Tutti tremanti nel ritorno suo
A la madre ne dier subito aviso.
Et ella inteso tutto a punto il fatto
Non vi prendete (dice) alcun pensiero
Che vi dia noia ; s’altro non udite,
Che d’aspettar, che vengano i parenti
A volersi dar noia in questa cura.
E l’altro giorno a trovar pasto andando
Di novo gli ammonì che intentamente
Notasser ciò, che seguitar devea.
Così quel giorno non comparse alcuno :
Onde il padron de la matura biada
Giunto verso la sera in quella parte
Disse al figliuol : poi che nessun si move
O de gli amici, o de’ parenti nostri
A prestarci lor opra in tal bisogno ;
Fa’ che tosto diman, figlio, per tempo
Qui due messore porti, onde ambidue
Noi farem cotal opra ad agio nostro,
Né ad alcun altro havremo obligo alcuno.
Il che sentito i pargoletti figli
Consapevole poi ne fer la madre,
E disse lor, adesso è ’l tempo, figli,
Di dubitar qualche futuro oltraggio,
Poi che ’l padron di ciò la cura prende :
Però stanotte ce n’andrem pian piano
A trovar novo albergo in altra parte,
Che quando l’huom far vuol cosa da vero,
Non aspetta gli amici, o i suoi parenti :
Ma pon sé stesso ◀con le voglie ardenti
A dar debito effetto al suo pensiero.
Non aspettar, s’esser servito vuoi,
Servitio altrui, se tu servir ti puoi.