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DELLA SCROFA, E LA CAGNA.
INCONTROSSI la Cagna un giorno a caso
Con▶ una Scrofa, e lei vedendo tutta
La dileggiava sì, che venne in breve
Dal lungo motteggiar un fiero sdegno,
A gran contesa di parole strane.
Ma crescendo più grave tuttavia
L’ingiuria, che la Cagna le facea
La Scrofa d’ira colma non sapendo
Meglio risponder al parlar villano,
Che la confonde, minacciosa dice.
Io ti giuro per Venere o malvagia,
Me, che non mai t’offesi, ingiuriando,
La farem d’altro, che di ciancie alfine:
Ch’io ti traffigerò l’invido fianco
Che fia risposta del tuo vano orgoglio.
Allhor la Cagna il giuramento udito
Sen rise, e via più forte la scherniva
Dicendo : certo a te ben si conviene
Tal giuramento d’osservanza degno :
Poi che giuri per quella immortal Dea,
Che t’odia sì, che ancora odia coloro,
E prohibisce a i sacrificii suoi,
Che de le carni tue vili et impure
Si faccian pasto : anzi di più gli scaccia
Dal suo bel Tempio come empi e profani.
La Scrofa udito tal parlar rispose.
Anzi da questo puoi sciocca avvederti
Qual conto faccia questa santa Dea
Di me, che tien per sua divota ancella,
Et qual mi porti amore, e gran rispetto :
Poscia che chi giamai si mostra ardito
D’offender la mia specie in prender cibo
Da carne tale, come empio e profano
Da sé discaccia, e sempre l’odia a morte.
E tu sei morta, e viva in odio a tutti.
Così l’huom saggio, che ’l suo biasmo sente
Da chi col vero il punge et lo molesta,
Torna in sua lode ◀con risposta honesta
Quel che di darle infamia appar possente.
Un parlar saggio è scudo ad ogni offesa.