[34.]
DEL CERVO, ET SUO FIGLIUOLO.
IL Cerbiato chiedeva un giorno al▶ padre
Da qual cagione proceder potesse,
Ch’ogni volta, ch’a guerra il can lo sfida,
Egli sì facilmente in fuga volto
Essendo egli di corpo e di valore
Maggior del cane, e con la fronte armata
Di dure corna a contrastar possenti
Con qual si voglia più forte animale.
Io ben m’accorgo haver armi e valore
Figlio da contrastar co ’l cane, e forse
Con più d’un’altra più feroce belva :
Ma non ti so già dir perch’io nol faccia.
Questo ben ti dirò : Che solo ◀al suono
De la sua voce, anchor che da lontano
Molto da me talhora udita sia,
Tosto mi sento non so che timore,
Che mi fa forza contra ogni ragione
A fuggir presto dal latrar maligno,
Che tremar mi fa tutto il cor nel petto.
Così l’huom nato per natura vile
Quantunque armato sia poco è sicuro ;
Ché, se ben fusse chiuso entro ad un muro,
Però cangiar non può l’antico stile.
A l’huom, ch’è di cor vil, forza non giova.