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DI DUE RANE C’HAVEAN SETE.
SOTTO l’ardor del caldo estivo Sole
Già si seccar molte paludi e stagni
Sì, che penuria d’acque havea la terra :
Allhor due Rane da gran sete spinte
Andaro insieme lungamente errando
Per▶ le campagne, e per le basse valli
D’alcun riposto humore al lor bisogno.
Et dopo haver cercato indarno assai
Giunsero alfine ove un profondo pozzo
Mostrava l’acque in abondante copia.
E quel veduto una di loro allegra
Invitò l’altra con parole pronte
A saltar seco nel bramato humore.
Ma quella, che più saggia era di lei,
E di più lunga esperienza accorta,
Così rispose al temerario invito.
Se ci gettiam, sorella, entro a quest’onde,
D’intorno chiuse, e d’alto muro cinte,
Quantunque dolce nel principio fia
L’acque gustar del nostro ardor ristoro ;
Dubito ancor, che se malvagia stella
Seccar facesse l’abondante humore,
Non ci paresse alfin pur troppo amaro,
Restando a forza in su l’asciutto fondo
Senza speranza di poter salire
◀Per riparar a novo altro bisogno.
Saggio è dunque colui, ch’a l’appetito
Proprio pon freno, e l’opre sue misura
Con la prudenza ogni hor pensando il fine.
Chi pensa al fin raffrena ogni sua voglia.