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DELLA VOLPE, ET DELLA SIMIA.
PUR dianzi havea ’l Leon de gli animali
Tutti per forza conquistato il Regno,
E come Re de gli altri un bando fece
Gridar, ch’ogni animal, che senza coda
Fusse dal suo tener gisse lontano,
E in esiglio da lui lontan vivesse
Essendo privo de l’honor, che seco
Porta la coda, che vergogna asconde.
Allhor la Volpe impaurita al suono
Del▶ novo editto si metteva in punto
D’abbandonar il suo natio paese,
Quando la Simia di tal fatto accorta
Le disse : o sciocca, a che ti metti in core
Di ciò paura, se natura larga
Ti fu del dono, ond’a me tanto è scarsa ?
Havendo tu per due coda bastante,
Ond’io pur non ve n’ho picciolo segno ?
Onde la Volpe a lei così rispose.
Conosco troppo il ver, che tu mi dici ;
E che quanto a ragion m’affanno a torto.
Ma che so io, che ’l Signor nostro altiero
Me del numero far di quei non voglia,
Che de la coda non han parte alcuna ?
Così ne mostra l’animale astuto,
Che chi sotto il Tiran sua vita mena
È in gran periglio di sentir la pena
◀Del fallo anchor, che non ha in mente havuto.
Chi servo è del Tiran vive in periglio,
Né li giova innocenza, o buon consiglio.