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DEL CORVO, ET LA VOLPE.
FERMOSSE il Corvo sopra un’alta quercia ;
Et un pezzo di cascio havea nel rostro.
Onde l’astuta Volpe, che▶ ’l vedea,
Cominciò seco ragionar tessendo
A quello in cotal modo un dolce inganno.
Che vago augello di diverse piume,
Di mille varii, e bei colori adorno.
Dio ti mantenga o generoso uccello ;
Degno saresti a mio giudicio certo
D’esser tu sol l’augel del sommo Giove.
Entrato in speme di quel vano honore,
Che gli augurava il suo finto sermone,
Per mostrarle c’haveva e voce e canto,
Incominciò gracchiar con rauco strido
Così scorgendo la sagace Volpe
Esser del suo disegno al fin venuta,
Gli prese il pasto, e quel mangiato disse.
Corvo, fratel, tu certo adorno sei
Sol de l’ingegno in ogni parte manchi.
Colui, ◀che in tua presenza assai ti loda,
A tua semplicitade inganno ordisce ;
E di giudicio assai manca e fallisce
Chi suol fede prestare a finta loda.
La lode senza merto, è fraude espressa.