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DEL CONTADINO, ET ERCOLE.
PASSAVA un Contadin col carro carco
Di biada per un calle assai fangoso,
Né havendo i buoi per la stanchezza forze
D’indi ritrarlo, miserabilmente
Tutto otioso e di mestitia pieno
Facea soggiorno, et non sapea che farsi.
E così non prendendo alcun partito
Con gran sospiri e gemiti pregava
Ercole invitto, che dal▶ ciel scendesse
Per sovvenirlo in così gran bisogno.
Il che fatto più volte alfin commosso
Da la pietà del suo grave lamento
A lui mostrossi il glorioso Alcide,
E cominciò parlargli in cotal guisa.
Oh là tu, che ◀dal ciel chiamato m’hai
In tuo soccorso, hor da’ principio tosto
Ad aiutarti per te stesso, et opra
Quanto è in te di valor per tragger fuori
Di questo loto il già fermato carro :
Stimola i buoi ; metti le spalle sotto
Le gravi sponde, et sollevando alquanto
Le lente ruote invita al moto il plaustro :
Ch’allhor, se da persona di valore
Facendo sforzo a la tua debil possa
Mi chiamerai in soccorso al tuo bisogno,
Sarò presente ; e col divin potere
In te raddoppierò l’humane forze.
Ci dà questo a veder, che Dio non suole
Porger soccorso a l’huom, ch’è neghitoso,
S’ei da sé stesso del suo ben bramoso
Ad aiutarsi cominciar non vuole.
Opri sé anchor, chi vuol di Dio l’aiuto.