[45.]
DELLE FORMICHE, ET LA CICALA.
MENTRE che▶ al Sol nella più algente bruma
Givan molte formiche in lunga schiera
Portando ad asciugar l’humido grano
Fuor de la buca, ove l’havean riposto ;
Già si moriva, con preghiere humili
Cominciò loro a supplicar soccorso.
D’anni, e di lunga esperienza dotta
Ella facesse : e rispondendo quella,
Che col batter de l’ali, e ’l mover tuono
Dentro a le cartilagini sonanti
De l’aureo ventre un’harmonia soave
Formar soleva per comun ristoro
De gli affannati, e stanchi pellegrini,
Che sotto il fiero ardor del Sole estivo
Facean passaggio per gli aperti campi.
Con accorto parlar disse ridendo.
Dunque, se allhor così cantar solevi
Hor ballerai per far più bello il giuoco :
Quanto hai di cibo il ventre hora men carco.
Giovani, voi ◀che de’ vostri anni il fiore
Dietro a le vanità perdendo andate,
Senza pensar di vostra vita il fine,
Aprite a questo esempio, aprite gli occhi :
Et imparate con più san discorso,
Che v’è mestiero in su la primavera
Di vostra età pensar di quella al verno :
Se non volete a l’ultima vecchiezza
Giunger infermi, e di miseria pieni ;
Che l’antico proverbio è cosa vera,
La vita il fine, il dì loda la sera.
Chi vuol da savio oprar pensi al suo fine.