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DEL PORCO, ET DEL CANE.
STUPIDO il Porco disse un giorno al Cane :
Non so, caro fratel, perché tu stai
Vicin sempre al patron, che spesso spesso
Ti batte, e più tu l’accarezzi ognihora :
Tal ch’io, che mai da▶ lui non sento offesa,
Anzi nutrito son due volte il giorno,
Con cor sicuro, pur temendo quello,
Che tu provato ognihor par che non temi.
A questo il Cane, io ti dirò (rispose)
Di ciò quella cagion, che il ver m’insegna.
Mi percuote il patron tal volta il dosso,
Non per odio, o dispetto, in ch’ei mi tenga ;
Ma per amor, ch’egli mi porta, e farmi
Di quello instrutto, ond’io possa esser atto
Ne i suoi servigi, e più felice farmi.
Quinci avien poi, che seco andando a caccia
Mi rendo pronto a mille belle imprese :
E mi pasco di starne, e di fagiani,
E di mille altri cibi ottimi e rari :
Tal che dolce mi sembra ogni percossa,
Ch’io ◀da lui sento a mia dottrina darmi ;
Perch’utile et honore alfin m’apporta,
Ond’ho cagion di starmi a lui vicino :
Ma tu bene a ragion fuggirlo dei,
Et più quando egli ti nudrisce et pasce
Di miglior cibo ; perché allhor s’appressa
(Né vorrei dirlo) di tua vita il fine ;
Quando egli ha gran piacer, che tu t’ingrassi,
Stando in quiete, e in dolce almo riposo
Per goder poi de le tue carni un giorno.
Utile è il mal, che per buon fin si pate.