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DELLA RANA, ET SUO FIGLIUOLO.
VIDE la Rana il Bue vicino al fosso
Ito per bere, e grande invidia prese
Di sua grandezza, et tosto entrò in desio
Di farsi eguale di statura a lui.
E credendo poter giunger a questo
Se forte si gonfiava il picciol ventre,
Subito cominciò gonfiarsi tanto,
Che ’l suo figliuol, che▶ la mirava in questo,
De la sua morte assai temendo disse :
Deh cessa madre, da la folle impresa,
Ché se più segui torneratti in danno
E de l’honore, e de la vita insieme.
Farti una Rana, vuoi tentar indarno
Di farti un Bue ? ch’a te impossibil fia :
Di quella forma a la centesma parte.
Però giù pon l’invidia ; ché non pate
Ordinario valor di sorte eguale.
E cedendo al voler de la natura
Vivi de la tua sorte ognihor contenta :
Né tentar con pericol manifesto
De le tue forze l’impossibil opra.
Folle patir d’esser minor del Bue,
Lei madre vincer di saper potesse,
Che d’anni e mesi l’avanzava assai,
Nulla stimava il suo consiglio sano :
Ma riputando sue parole vane,
E stimando accortezza il proprio humore
Così spesso interviene al vecchio insano
Di mente, ◀che dal tempo misurando
Il senno, sprezza del giovine saggio
Il buon consiglio di ragion matura :
E seguitando il suo pazzo discorso
Si mette a far con cor superbo e vano
Quel, ch’a ragion tentar non può, né deve.
Dunque ascolti ciascun l’altrui consiglio
Benignamente, e non si sdegni alcuno,
Per esser padre ad altri, o maggior d’anni
In altra guisa, al giovine dar fede,
Che con ragione la sua lingua mova ;
Ché non sta con l’età sempre il sapere :
Né sempre è gioventù mendace e vana.
Non gli anni, ma il saper pesa e misura.