[21.]
DEL TOPO GIOVINE, ET
la Gatta, e ’l Galletto.
UN Topo giovinetto uscì del buco,
Ove la madre non prima ch’allhora
Lasciato havea dal primo dì ch’ei nacque ;
Et incontrossi a caso in un Galletto
Et in un Gatto, che tosto che ’l vide
S’appiatò cheto in mezo del sentiero
Per aspettar il Topo, che pian piano
Incontra gli venia per suo diporto :
E farne ad uso suo di▶ lui rapina.
Ma il picciol Gallo, che lo scorse anch’esso,
Corse veloce dibattendo l’ali
Da cui già spaventato il picciol Topo
Per l’importuno et improviso moto
Diede a fuggirsi, e tornò tosto dove
Che la cagion del suo fuggir li chiese :
Ond’ei tremando a lei così rispose.
Veduto ho, madre, mentre a spasso i’ andava
Simile al tuo nel pelo, ma distinto
Che sono al rimirar tutti pietosi :
Ha quattro piedi, et una lunga coda
Di vario pelo tinta insino al fine.
Et (quel che più mi piace in esso) è tanto
Mansueto al veder, tanto gentile,
Ch’a la mia vista non si mosse punto ;
Anzi fermossi in atto humile e pio
Quando mi vide, e mi diè gran baldanza
D’andargli presso, havendo io gran desire
Di meglio figurar suo bel sembiante.
Due piedi ha solo, et una cresta in capo
Hor questo tanto parmi empio e superbo,
Che non sì tosto da lontan mi scorse,
Che con orgoglio, qual non posso dirti,
Due ali aprendo con acuto strido,
Mi si fé incontra sì crudele e fiero,
Che tutto allhor m’empì d’alto spavento.
Io dal timor, ch’ei non mi divorasse,
Mi posi in fuga : et ei mai non restossi
Per fin che salvo a te pur mi condussi.
E questa è la cagion del mio spavento,
De la mia fuga, e del mio tanto affanno.
Allhor la madre, che ben chiaro intese
Quai fusser gli animai da lui descritti,
In modo tale al suo figliuol rispose.
Ahi come, figlio, tua semplicitade
Te stesso inganna ; e non conosci anchora
Il ben dal male come quel, che sei
Pur dianzi uscito del mio ventre al mondo,
Et d’ogni esperienza ignudo e privo.
Sappi, che l’animal, che tanto humile
È il più malvaggio, che si trovi in terra,
Perfido, iniquo, fiero, discortese,
E sol ti si mostrava in vista humano
Sol per assicurar tua puritade
Di farsegli vicina, onde potesse
Però temi lui sempre, e non fidarti
Del suo falso sembiante in vista pio :
E tienti ben lontan da l’ugne sue,
Se non vuoi darti in man d’acerba morte.
E l’altro, che sì fiero e discortese
Semplice è come tu semplice sei,
Né mai del sangue altrui si nutre e pasce :
E sol per giuoco incontra a te correa
Gridando per ischerzo un pezzo teco :
E poi lasciato havrebbe in pace andarti
Senza mai farti nocumento alcuno.
Impeto, che ti sembra in vista rio :
Al tuo semplice ardir tutto gentile.
Tal si deve temer l’huomo empio e falso,
E ◀di lupo rapace ha dentro il core ;
E tacer suole, o con parole pie
Adombrar de la sua perfida mente
L’iniqua voglia d’ingiustitia piena :
Ma non colui, che favellando altero
Talhor si mostra, e per costume vano
Superbo in vista : che da l’opre poi,
Se con modo prudente hai da far seco,
Tutto te ’l troverai benigno e pio.
Che talhor sembra un huomo in volto un santo,
Ch’un Diavolo è poi se ’l miri a l’opre :
E spesso un, che par rio nel fronte, copre
Ogni bontà del cor sotto al bel manto.
Non giudicar dal volto il buono, o ’l rio.