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2. (1728) Trattato del ballo nobile di Giambattista Dufort « Trattato del Ballo Nobile di Giambattista Dufort — Trattato del Ballo Nobile — Capitolo XXXIV. Avvertimenti generali a coloro che vogliono perfettamente imprendere il ballo nobile »

Primieramente per via di regole generali ed invariabili, per le quali s’acquista il vero e diritto saper delle cose, e per le quali agevolmente s’intendono e si adoperano tutte le particolarità che sotto le dette regole son contenute. […] Tuttavia però se si riguarda a due sole cose, cioè al novero degli esempi, il quale essendo infinito, non si può dire veramente che s’imprendan tosto, ma deesi affermare che non si potrà mai finir d’apparargli, perché invero, contuttoché alcun vivesse più secoli e che di giorno in giorno si mandasse in memoria nuove arie e cantate di musica, pur ne gli resterebbero infinite altre da imparare, per le quali sapere vi vorrebbe una vita che mai non finisse, ed in secondo luogo, se si pone mente a’ difetti ed errori dove offendono costoro li quali, non avendo perle mani i principi e le regole di quella cotal arte, i cui esempi si mandano in memoria, del continuo corrono in fallo, senza che nemmeno se ne possano accorgere ed avvertire; si dovrà fermamente dire che non v’ha, né vi può avere, più sicura e più corta via da poter le cose sapere che, lasciati da banda gli esempi, i quali sono propri per gli infingardi ed ignoranti, s’imprendano le regole, i principi ed i precetti generali delle Scienze, e delle Arti, colli quali in un tratto s’intendono e si pongono in opera tutti gli esempli che sotto di lor vengono contenuti. […] I quali deono pone tutto il loro studio alle regole ed a’ precetti generali di cotal arte, per li quali si può ballare ogni presente e futura danza; e per contrario deono schifare e fuggire il saper per la sola via degli esempi, cioè il voler imparare il ballo, non già cominciando dalle sue regole, ma volendo questa o quell’altra danza adoperare e porre in atto, per far sembianti d’essere stati in un tratto abili a sapere molto in pochissimo tempo. […] [3] Coloro adunque che vogliono far tutto il profitto nel ballo nobile, aprano gli occhi dell’intelletto e non si lascino trasportare, anzi si ridano di quegli altri li quali, senza saper nulla, s’affrettano ad imparare un mescuglio di danze, di capriole e di passi difficili, e credendo di fargli ottimamente, non fanno altro che strapazzarsi inutilmente le gambe e tutto il corpo, ed i quali quanto più s’affrettano, tanto più vanno errati; simili a coloro i quali, ritrovandosi in una ben folta ed intralciata foresta, smarrito il dritto sentiero, quanto più corrono ed affrettano il cammino per quella, tanto più s’allontanano dalla diritta via. […] [4] Questa si è adunque l’unica regola che si vuole seguire, e questa veggiamo che sieguono i valenti Maestri di ballo, i quali non sanno già questa o quella danza, ma sì bene le regole da farle tutte, e le già trovate, e che mai si possano dall’umano ingegno inventare.

3. (1728) Trattato del ballo nobile di Giambattista Dufort « Trattato del Ballo Nobile di Giambattista Dufort — Trattato del Ballo Nobile — Capitolo II. Delle Positure de’ piedi »

Delle Positure de’ piedi [1] Le positure de’ piedi, le quali, comunque fatte, sono infinite, si riducono nella danza al solo numero di dieci. Delle quali cinque hanno uso così nel ballo nobile che in quello da teatro, e s’appellano positure vere o buone; e le restanti cinque nel solo ballo da teatro, le quali positure son dette false. […] Le quali, perché meglio si comprendano, l’esporremo sotto gli occhi nelle figure che seguiranno: per la intelligenza delle quali si deono prima d’ogn’altra cosa diciferare i pochi segni che le compongono. […] [8] E la figura LM rappresenta i due piedi, de’ quali M dinota il destro ed L il sinistro. […] La prima si è che bisogna bene addestrarsi a porre in opera le riferite positure de’ piedi, le quali sì sono necessarie a chi è vago d’imprendere il ballo nobile come le lettere dell’alfabeto a chi è disideroso di saper leggere; ovvero come le fondamenta abbisognano all’edifizio.

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