[3] Secondariamente, tenendosi le braccia alquanto più basse, si faceva questo movimento in tre tempi: nel primo de’ quali si bassavano in modo che le mani giugnessero fino alla parte delle tasche della giubba a’ lati più vicina; nel secondo tempo, piegando i gomiti, si rialzavano le braccia; e finalmente nel terzo tempo ritornavano nel loro primiero sito, ove rivoltesi alquanto le palme delle mani alla banda dinanzi, a questo movimento si dava fine. [4] La terza maniera di muover le braccia si è quella che oggidì s’usa, la quale è parimente a tre tempi, e che invero è di gran lunga più nobile e graziosa delle altre due di sopra descritte, e si adopera nel modo che siegue: si distendano in prima liberamente e senza fare alcuna forza, le braccia allato agli angoli delle tasche, più vicini alle pieghe della giubba, tenendosi le mani colle palme non del tutto serrate né aperte, ma sì nel mezzo di questi modi, rivolte verso la giubba. Nello stesso tempo poi che si piegano i ginocchi per incominciare il passo del Minuetto, sono da portare soavemente le braccia per sopra l’una e l’altra banda dinanzi della giubba, e quasi a fior d’essa, insino al mezzo delle sue tasche: e questo si faccia nel primo tempo. Nel medesimo tempo poi che il piè diritto rialza il Mezzo tronco, si vogliono, piegando insensibilmente i gomiti, alzar le braccia in modo che ciascuna mano si venga due sole dita ad allontanare dalla giubba: e ciò si faccia nel secondo tempo. E nello spazio che si fanno i tre altri passi, i quali compiono il passo del Minuetto, fa di bisogno, movendole colle medesime distanze, farle anche soavemente tornare nel primo lor sito: e questo si faccia nel terzo tempo, ove termina il movimento delle braccia del Minuetto, la cui battuta si trova a punto sul principio del secondo tempo.
Sono i tagli di esse l’istessi che delle Francesi, la sola differenza consiste nel prenderle e nel finirle. […] Non solo sta la difficoltà nel tagliare, in fine, dalla francese alla spagnuola: ma il più sta nel tempo di girarsi la vita. […] Posto dunque in detta posizione, si piegano egualmente le ginocchia e nel distenderle, si salta con staccare i piedi alla seconda in aria, tenendo distesa tutta la vita ed i ginocchi, basse le punte de’ piedi, che poi si riuniscono in prima e tornano altra volta a distaccarsi alla seconda, ma sforzata, ed aperti i piedi quanto più si possano; nel principiar della cascata si cominciano a riunire, per trovarsi nel cader giù altra volta alla quinta di prima, o sotto quel piede che nel principio era sopra. […] Nella seconda guisa, nel mentre principiava la cascata ho dato un moto circolare alla vita, che le faceva fare mezzo giro. […] Da questo ebbe origine il salto ribaltato, già ridotto allo stato descritto nel § 9.