Delle Riverenze fuor della Danza [1] Quantunque il far motto delle Riverenze fuor della danza paia cosa alla proposta materia, di cui mi sono diliberato, poco appartenente; pur nondimeno, considerando quanto sian esse nella società civile e nell’usar necessarie, mi piace (quando altri non fusser contenti di veder questo capitolo disgiunto dal Trattato del Ballo Nobile) anzi d’espormi alla lor giusta, ovvero ingiusta censura, che tralasciar cosa da cui possono spezialmente le Dame ed i Cavalieri, in serviggio de’ quali a sì fatta fatica messo mi sono, alcun profitto ritrarre. Le Riverenze adunque fuor della danza, avvegnaché anzi procedano dal “buon gusto” di chi le fa, dal conversare, e dall’aver imparato a ballare, che da particolari precetti; tuttavia vi sono anche alcune regole generali e costanti, per le quali si possono esattamente e con tutta la grazia adoperare. […] [2] Or volendo il Cavaliere salutare alcuno nel primo modo, mandi, ovvero sdruccioli (secondo l’opportunità di quel luogo ove si dimora), un piè per innanzi, e tenendo il cappello colla man sinistra, chini il corpo, o poco o assai, secondo il merito della persona che riverisce, la quale riguardi egli un pochetto, e graziosamente, nel viso. […] Si fanno queste in quel numero che si conviene, chinando il corpo, e portando, o leggermente sdrucciolando, un piè dopo l’altro, per fintanto che sia lecito di sottrarre lo sguardo della persona che egli saluta. […] [6] Quanto finora è detto serva anche di regola alla Dama nel far le sue Riverenze, la quale può solamente rimanersi di sdrucciolare: e quando vorrà salutare alcuno, basterà solo che si fermi tenendo i piedi sulla prima o sulla terza positura, o alquanto più lontani, quando le fosse più comodo: ed appresso pieghi amenduni i ginocchi nel modo di sopra mostrato nel capitolo della riverenza.
Voglion questi con la sola sperienza giugnere al colmo della perfezione. […] Mostrerà egli per ciò la ragion della gravità come opera, come con la macchina di Pneuma viene estratta l’aria, ed altre intrinseche ragioni, senza spiegare il sistema tutto? […] Ma costui nulla saprà della Musica, e quel che cantucchia appreso ad aria, non sarà mai a perfezione cantato, malgrado l’attenzione usata e l’abilità naturale sortita. […] Que’ però, che avranno insegnato i principi della Musica, e per mezzo di quelli giungono tratto tratto a cantare un’aria a perfezione, similmente saranno capaci di intonarne quante se ne trovano create, e quante crear se ne possano. [2] Or così parleremo della Danza.