(1779) Trattato teorico-prattico di ballo « Trattato teorico-prattico di ballo —  Parte prima — Capitolo LIX. Del Gioco delle Braccia »
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(1779) Trattato teorico-prattico di ballo « Trattato teorico-prattico di ballo —  Parte prima — Capitolo LIX. Del Gioco delle Braccia »

Capitolo LIX. Del Gioco delle Braccia

[1] Il gioco delle braccia è tanto necessario, quanto da lui dipende il ballar bene o male: tanto, quanto senza di ciò il corpo del Ballante si ridurebbe ad una statua ambolante senza espressione e senza grazia. Tutte le tre specie de’ Ballerini posson giocar le braccia in quattro maniere, “basse”, “a mezz’aria”, “alte” e “sforzate”, dette da’ Francesi in quest’ultima specie “les grands bras.

§ 1. Di opposizione

[2] Cominciamo dalle basse. Già altre volte abbiamo detto che le braccia di opposizione si giocano con portarsi avanti quel braccio opposto al piede che pur sta avanti, cioè se il piede destro sta avanti si giocherà il braccio sinistro: le dita non devono stare né serrate né aperte, ma moderate: il pollice e l’indice curvati l’un verso l’altro, e che serbino tra le punte un dito di distanza, tra l’indice e il medio lo stesso spazio, e così tutti uno dall’altro. I bracci non devono star né troppo aperti, né troppo distesi, né troppo piegati, ma che cadono naturalmente ne’ propri fianchi. Devesi portar verbigrazia il braccio destro, comincian tutti due i polsi a girar lentamente per di dentro, il manco resta al suo fianco ed il destro principierà con posatezza a cavarsi fuori, che resti alla distanza di un palmo discosto dal corpo, e rivolgendo altra volta i polsi si fermano, quanto la palma di quella mano che sta avanti, come abbiam detto la destra, resti riguardante il tallone del piede opposto, che sarà il sinistro, e quando comincerà a portarsi fuori il piede dritto, principierà il braccio manco ad uscire con l’istesso garbo che abbiam detto dell’altro, e questo ritornerà al suo fianco, con giocare tutti due i polsi nell’istessa maniera, e così continuare in ogni mutazione di piede.

[3] Quelli a “mezz’aria” cominciano a curvarsi nelli gomiti ed alzarsi tutti e due egualmente, che giunti ad una mezza strada né alta né bassa cominciano a giuocarsi con la stessa opposizione detta di sopra e con li medesimi giri di polsi e di braccia.

[4] Quell’“alti” si portano del pari delle spalle, da dove cominciasi il gioco. Avverrassi che se portar si vogliono in alto, da dove tenevansi naturalmente sui fianchi, si cominciano a piegar pian piano li gomiti, indi, alzati che saranno, tenendo sempre le palme delle mani rivolte alle cosce, si rivoltino li polsi fintantocché la pianta della mano si porti in prospetto e le braccia restino distese a linea retta col petto, che se da una mano all’altra si tenesse un filo questo andarebbe a toccare le clavicole, da dove poi si comincia a giuocare con moto alternato, come di sopra abbiamo spiegato, e gli occhi stiano riguardanti alla mano che sta avanti.

[5] Les grands bras, braccia forzate da noi dette, sono quelle che adopransi ne’ tableaux, nell’Attitudini, nelle Furie e in simili altre azioni. Questi non ponno avere una determinata misura, una distanza esatta, ma possono alzarsi quanto più si vuole dal sito delle altre: siccome il carattere, l’espressione, lo spirito, l’abilità dell’esecutore esigger possa.

[6] Si può con tali bracci aggire così con opposizione come senza, e ciò dipende dal buon gusto del Ballerino, senza che possa attribuirsi a difetto.

[7] Ne’ giri poi questa opposizione non sempre si eseguisce, ma va spesso il giuoco del braccio da quell’istesso lato del piede che primo si porta, ed in vero a ciò non v’è un’esatta regola, che spesse volte si comincia col braccio e piede corrispondenti, e si termina con opposizione.

[8] Non si reputi a mancanza se nel giuocar delle braccia sforzate, tante delle fiate si oltrepassa la testa; a queste vien ciò permesso; ma negli altri sarebbe errore.

[9] I Grotteschi fanno grand’uso di queste braccia forzate, tanto ne’ caratteri comici quanto negli Oltremontani.

§ 2. Rotonde

[10] Le “braccia rotonde” così posson esser basse, a mezza aria, alte e sforzate. In qualunque modo siano, il suo giuoco è del pari, cioè principiano uniti a portarsi avanti, ed uniti si conducono pure addietro.

[11] Le “basse rotonde” sono quelle che scostansi da’ loro fianchi appena un palmo, e come si gioca uno si gioca l’altro, portandole tutte due avanti e tutte due addietro.

[12] “A mezz’aria rotonde” vanno all’altezza di quelle a mezz’aria di opposizione, e giocansi egualmente, come in queste di sopra si è detto.

[13] L’“Alte rotonde” sono delle braccia che stanno del tutto aperte, a poco a poco si portano avanti, quasi vorrebbero unirsi, ma che non passin più oltre che a mira delle spalle, e giunte alla vista degli occhi quasi un mezzo cerchio, si riportino al suo luogo. Questa mossa di braccia alla pari non ha bisogno di guardatura di occhio del Ballerino, perché essi, come pur la testa, devono stare indifferenti, non già come nelle braccia di opposizione. Qualora si adopera questo giuoco di braccia, si accompagna con lo scorcio della vita, portandola avanti con l’accompagnamento delli bracci, e nel sollevar della vita, si vanno questi pur distendendo, fintantocché si trovino come nel principio, quando la vita sta ben distesa. Per lo più ne fanno uso i Ballerini Seri in un fine, in uno “a solo”, in una ritirata, e simili; e se ne servono pure in pigliare un salto: vogliono per esempio fare una Capriola sotto al corpo, la pigliano con un Brisé avanti e le braccia alte rotonde. I Grotteschi però prendono la Capriola con le braccia basse rotonde, con quali si prende maggior forza e si dona impeto maggiore al salto.

[14] Il giuoco delle braccia fa più delle volte tutto il preggio di un Ballerino, e specialmente di uno Serio, che con questa qualità sola potrà passare per bravo; ed in vero si vede, con esperienza, che chi possiede un bel portamento di bracci, un dolce molleggio di ginocchi, ripara ed occupa alcune altre mancanze, poiché questi hanno per lo più poca gamba e quasi niente lena; perché il rendersi amabile nel genere serio ha di bisogno di un ballar languido; e dal tanto accostumarsi a quella specie di dolcezza fa sì che resti sempre la macchina, come dicono i Francesi, languissant: per cui motivo, chi balla il Serio non riesce facile nel ballar degli altri Caratteri; ma ballan con grazia i “Gravi”, le “Lurie”, le “Passacaglie” ed alcuni le “Ciaccone”: sebbene, come dicessimo a suo Capitolo, il ballar di queste non è da tutti i Ballerini seri.

[15] Delle braccia “rotonde sforzate” se ne servono i Grotteschi in un Scaramuccia, in un Carattere di Maschera, di Truffaldino. Caratteri son questi che si ballano nell’istesso tempo di Ciaccona; e bene espressi da un Fabris, da un Francesco Lucchesi, da un Gennarello Bimbi, da un Lenzi con la sua celebre Tagliavene.

[16] I veri Ballerini, o sian Seri o Comici, devono avere egualmente il possesso generale di tutto quello che si appartiene al ballo; né distinzione veruna puol correre da un Carattere all’altro, che se difficile è il ballar serio, non è più facile il vero comico grazioso. E che forse l’arte di esprimere per mezzo de’ gesti la Pantomima, l’Azione comica, la deve avere il Grottesco meno di quella del Serio, per esprimer questi la sua Tragica? Tanto nel comico grazioso quanto nel comico Serio l’Azione deve essere viva, loquace, espressiva e naturale. Un Serio che rappresenta la parte d’Ercole appassionato per Jole, un’Orfeo angustiato e smanioso per la perdita di Euridice, non deve mostrare lo stato del suo cuore, come altresì lo deve mostrare un Comico grazioso nel carattere dell’innamorato Mirtillo? Il linguaggio degli appassionati non è egli l’istesso? Non son soggetti gli Eroi agli affanni amorosi con le stesse angustie come lo sono i Pastorelli? Il ballar Pastorale, come quello dell’Artiggiano, è stato sempre specifico del Grottesco, e perché non puol’esserlo per l’avvenire? Male intendono quei che, prevenuti e pieni di pregiudizio, fan distinzione di merito tra l’uno e l’altro carattere. Ognuno è degno di applauso, ognuno è bravo, se bene esprime la sua Azione, se bene eseguisce il suo Carattere.

[17] Ben lungi dal dir male del Serio: con l’esperienza mostro il fanatismo di certuni che declamano contro il Grottesco e si dichiarano partitari del Serio. Portansi questi in Teatro allo spettacolo di un Tragico Avvenimento rappresentato da un Serio e famoso Ballante. Questi suoi partiggiani si stufano subito, e cominciano a sbadigliare, a mostrar la noia, ad inoziarsi, ed obbliandosi d’esser del di lui partito già vorrebbero vedere un allegro, un ridicolo, che quel pianger per gusto è un poco strano. L’Uomo prudente, l’Uomo savio, non vilipende né questo né quello, e sol s’interessa di chi bene adempie il dovere.

[18] Tullio Cicerone non fece distinzione tra il Tragediante Roscio e il Commediante Esopo, celebri e famosi Istrioni de’ suoi tempi; ma con la sua porpora consolare egualmente degnolli della sua amicizia e familiarità. Quell’Uomo insigne, pieno di cognizione ed amante del merito, non distinse uno perché ben rappresentava i caratteri Eroi, perché vestiva l’ammanto reale, dall’altro che imitava il buffonesco, ch’eseguiva il carattere critico, che vestiva lane paesane e rustiche: ma conobbe che, nel loro genere rispettivo, egreggiamente entrambi eseguivan la parte propria, ed egualmente entrambi ammise alla sua amistà. Questo è il giudicar da giudizioso, non quello che dal fanatismo si lascia allucinare.