(1779) Trattato teorico-prattico di ballo « Trattato teorico-prattico di ballo —  Parte prima — Capitolo LVIII. Dell’Attitudine »
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(1779) Trattato teorico-prattico di ballo « Trattato teorico-prattico di ballo —  Parte prima — Capitolo LVIII. Dell’Attitudine »

Capitolo LVIII. Dell’Attitudine

[1] L’attitudine è un movimento di qualunque parte del nostro Corpo; e non è solamente ristretta al solo moto delle braccia, come altri credono, ma si puole atteggiare con la testa, con gli occhi, con li piedi e con tutto ciò ch’è capace di gestire. La vera attitudine di Teatro non consiste in un solo e semplice gesto, ma in una unione di più atteggi, dovendo essere un accompagnamento di braccia, di piedi, di testa, di occhi; che deve esprimere in qual stato di passione si trova la persona.

[2] Vuole Monsieur de Noverre nella sua lettera quinta che se il ballerino non saprà di disegno, non saprà mai disporre una giustatezza alli membri del corpo per disporli in attitudine, le teste non saran situate piacevolmente e mal contrasteranno con le opposte situazioni del corpo, le braccia non saranno più poste in comode attitudini, sarà tutto inconveniente, tutto darà pena e tutto privo sarà di unitezza e di armonia.

[3] Siccome li Maestri di ballo che non sanno la Musica sapranno mal disporre e compartire l’arie, e non potran mai prendere lo spirito ed il carattere: così chi non sa il disegno non saprà disporre la giustatezza nelle Attitudini.

[4] Le Attitudini si possono fare a piè fermo, avanti, indietro, in giro e sforzate.

[5] Per far dunque questa Attitudine Teatrale a piè fermo fa mestiere mettersi in una delle posizioni e si comincia a piegar le ginocchia, e distendendo si rileva solo quel piede che resta in terra, sul quale si sosterrà tutto il corpo in equilibrio, e l’altro piede si solleva in aria, curvandolo nel ginocchio, ed il braccio del suo stesso lato si alza a mezzo cerchio con la palma della mano riguardante al petto, la vita che sia voltata per linea obbliqua dalla parte opposta a quel piede che sta in aria, con la testa rivolta alla parte corrispondente, ove pur gli occhi, che saranno parlanti ed esprimenti lo stato del Ballante.

[6] Dopo di essersi posto in posizione per farla “avanti”, e volendola cominciare col destro, si mette con esso piede in quarta avanti, indi rilevando e piegando appena naturalmente si alza alla quarta in aria avanti, con tenere la vita tutta in prospetto, con alzare il braccio sinistro a mezzo cerchio, come sopra, e della vita, della testa e degli occhi si osserverà l’anzidetto.

[7] Quella “indietro” non è di altro differente, se non che, invece di sollevarsi il piede in aria avanti, si solleverà addietro, e sarà alzato il braccio corrispondente al suo fianco: cosicché l’Attitudini, o siano innanzi, o addietro, differiscono, che il piede si porterà sollevato innanzi, essendo avanti, e il braccio contrario farà l’atteggio; quell’addietro si distingue dal solo piede che si alza addietro, ed il braccio del suo stesso lato si alzerà avanti.

[8] “In fianco” si equilibra il corpo sopra un piede, levando l’altro in seconda in aria, tenendo le ginocchia distese, e le braccia si possono tenere egualmente alzate, potendosi portare in ogni sorte di atteggio secondo chiamerà l’azione.

[9] “In giro” niente più vi si aggiungerà, che un solo quarto di giro.

[10] Quelle “sforzate” avranno un atteggio più grande dell’ordinario, come l’istesso termine dona a dinotare. Esse van fatte fuor di posizione, ed appartengono alle furie, le quali vanno in tutto fuor di misura. Servono pure ne’ Balli Caratterizzati Oltremontani, come ancora nel Coviello, o sia Scaramuccia, ballo tutto ripieno di varie sorti di Attitudini sforzate. Per fare una furia l’Attitudine avanti avrà alzato il braccio istesso del piede che sta in aria, ed alto fuor di misura con le dita irregolari, esprimendo una rabbia della quale è proprio recare una rigidezza alle membra tutte del corpo, con gli occhi che scintillano, i denti che digrignano come cani Mastini, e tutto ciò che puol caratterizzare la loro essenza avvelenata, livida e liverosa: non dovendosi mai in elleno osservare regolarità, ma soltanto una veloce destrezza nel gesteggiare.

[11] Avvertasi bene, che la loro scompostezza e disordinazione non fa che non meriti tutta l’attenzione: anzi vi bisogna più di tutti i caratteri, per essere espresso e condotto con destrezza di vita, con velocità di gambe, con grande e spedito atteggio di braccia. Che dirò poi dell’orecchio? Egli lo deve avere sottilissimo ed attento; poiché ne’ loro balli l’arie sono marcate e furiose: e di qua avviene che rari e rare sono que’ Ballanti che riescon in tal carattere.

[12] Ballansi questi in tempi “Trinari” molto sgaggiosi, e variando spesso l’armonia del suono. Si aggiungon talvolta alle furie le fiaccole accese in mano, e nel giocar dette facelle, nel far de’ tableaux, de’ groppi in più furie intrecciate, fa di mestiere essere molto agile e nell’arte esperto.

[13] Si vuol sapere perché spesso delle volte ne’ nostri Teatri Italiani non riescono simili caratteri? Perché più delle fiate prendono un serio ballerino alle sue dolci e molti Attitudini costumato, versato nel patetico del suo languido appassionato gestire, e gl’incaricano il violento carattere della furia. Come poterlo questi fare, se ha di bisogno di tutta la vivacità e fuoco nell’Azione? Se usitato a molleggi, come adattarsi alli violenti atteggi? È un volerlo contrastare dal suo carattere, torlo dal suo sistema e metterlo in uno che vi sta, per così dire, a piggione.

[14] Ecco il vero di questa mia riflessione. Ne’ Teatri Francesi, ove i balli gareggiano con i quadri di prospettiva de’ più rinomati autori, i Ballerini esercitano soltanto quel carattere di cui la propria abilità si conosce capace. Non si applicano a far di tutto, non perdono il tempo, ove sanno di non potervi riuscire. Non si sagrifica un povero Ballante a strascinarlo a quel carattere in cui non è portato. Chi è capace del serio a quel genere si dona tutto. Il Grottesco si aggira nel suo specifico, e non calza il coturno. Il mezzo carattere lì si lambicca sempre: le gavottine, i tempi brillanti sono tuttora il suo continuo esercizio; e così vengono a far tutto con perfezione. Hanno di mira quel Plurimi intentus minor erit ad singula sensus. Chi si adatta alle furie, sempre quello eseguisce, oppure un simbolo di vento, che va similmente ballato. Quelli di questo carattere ballano la “grande Vitesse”, così chiamata da’ Francesi. Questo carattere non è da furia o da vento, ma è ripieno delle stesse Attitudini.