[Dedica]
[1] Ornatissimi Nobilissimi Signori Cavalieri Accademici
[2] L’aver voluto introdurre in questa Metropoli un’Accademia nella quale, oltre gli onesti piaceri, esercitar volete le belle arti della Danza e della Musica, egli è così commendabile, che vi rende l’applauso universale; nel mostrar che impiegar volete l’ore, quali vi avanzano dalle serie occupazioni domestiche, in Cavaliereschi esercizi, e distaccarvi dalla comune degli oziosi.
[3] Or io vedendo in voi questi lodevoli principi di nobile diversivo, e che Me scelto avete per Maestro di Ballo di una così cospicua Compagnia, a fronte di tanti altri eccellenti Maestri; così stimo mio proprio dovere, mostrare il gradimento dell’onore incaricatomi.
[4] In nessuna altra cosa si rende pubblica la confessione di una tenutezza più che in una Dedicatoria. Questa ho scelto io per pubblicar la mia appresso di voi, o virtuosissimi Signori Accademici. A voi offro e consagro questa opera mia, la quale se non avrà altro merito, non se le puol negare il vantaggio di nuova invenzione, e preciso toccante alla seconda parte, di cose portate alla luce, e create dal nulla. Tutti i segni, che si scorgono, sono da me ideati; e posso aspirare, senza vana gloria, e presunzione, all’onore del primo Inventore.
[5] Ardimenzoso è il metter piede in uno sentiero non più d’altri calcato, e facile è lo sdrucciolare: così può senza fallo avere avvenito a me in questo nuovo ritrovato; onde non sono fuor di dubbio che gl’insolenti Satiri, pieni di reo talento per insultare le altrui fatighe, troveran materia di lacerare il nome mio, con tutto quello che il livore, e l’invidia potrà loro senza esatta ragione suggerire, senza compatimento e senza incaricarsi della difficile impresa, perché il primo a maneggiarla: ma non avranno l’ardire di molestarla, vedendo in frontespizio il nome non di uno, ma di tanti illustri Mecenati, alli quali divotamente inchinandomi, con tutta la gloria mi vanto d’essere