Capitolo III. Dell’Equilibrio del Corpo
[1] Sposte le positure de’ piedi, le quali, come è detto, appartengono al ballo nobile, l’ordine impreso richiede che dell’equilibrio del corpo si faccia nel presente luogo parola; per quindi procedere innanzi a’ movimenti ed a’ passi che dee fare.
[2] L’equilibrio rispetto al ballo consiste nel tenere il corpo diritto, grazioso, ben disposto e niente forzato oltra la sua naturalezza, in modo che tutto il suo peso s’appoggi sopra le piante, ovvero sopra le punte de’ piedi, in quelle diverse maniere che or ora farem vedere.
[3] Si può il corpo equilibrare in sei modi tra lor differenti. Primieramente tenendolo appoggiato sopra amendune le piante de’ piedi. Secondariamente sopra amendune le punte loro. Nel terzo modo sopra la pianta d’un piede, toccandosi colla punta dell’altro la piana terra. Appresso nel quarto modo, si può tenere tutto il corpo appoggiato sopra la punta d’un solo piede, toccandosi la terra colla punta dell’altro. Nel quinto modo si può equilibrare tutto il corpo sopra la pianta d’un piede, senza che l’altro tocchi affatto la terra. E nel sesto ed ultimo modo sulla punta d’un piede, tenendosi l’altro in aria.
[4] La notizia di questi equilibri non serve già per andare investigando nella formazione de’ passi, quante volte, ed in quanti modi il peso del corpo si vada trovando, or su questo or su quell’altro equilibrio: il che sarebbe un voler andare all’infinito, ed un voler più tosto filosofare che ballare. Anzi io porto fermissima opinione che, se colui che balla volesse andare disaminando gli equilibri di ciascun passo, ponendo mente al peso del corpo che or si trova sulle piante, ed or sulle punte de’ piedi nelle sei maniere dette di sopra, non dico già in una misura o tempo d’armonia, ma forse in cento, non sarà per formare un solo passo. Ma sì solamente bisogna, per sapere, equilibrato che sarà il corpo in uno de’ detti modi, da qual piede si deano i passi incominciare e come si vogliano finire, per trovarsi il corpo in istato da poter formare i passi che sieguono appresso. Sopra di che dar si possono due regole generali.
[5] La prima si è che, equilibrato il corpo ne i due primi modi, cioè sopra le piante o sopra le punte de’ piedi, si possono indifferentemente i passi coll’uno o coll’altro piè cominciare. La seconda che, equilibrato il corpo negli altri quattro modi, cioè sopra la pianta ovvero sopra la punta d’un piede, toccandosi colla punta dell’altro la piana terra, ovvero tenendosi in aria; non si possono da quel piè cominciare i passi sopra di cui si trova tutto il peso del corpo, fuor solamente i contratempi ed i mezzi contratempi, come a suo luogo faremo aperto.
[6] Sono finalmente da avvertire alcune cose intorno all’equilibrio o portamento della Dama e del Cavaliere rispetto alla danza nobile. La Dama adunque dee tenere la testa diritta e la gorgia alquanto recata in fuori; il guardo non alto, né basso, ma sì a mezz’aria: le spalle basse e tirate indietro, accioché il petto comparisca ben largo; lo stomaco avanzato ed il ventre ritirato; i piedi in fuori; le braccia basse sopra il mezzo di ciascun lato, non troppo aperte, né troppo serrate; le mani, coll’indice e pollice delle quali deve ella tenere l’uno e l’altro lato della vesta, voglionsi tenere colle piante non troppo rivolte innanzi, accioché non apparisca troppo distesa, né molto rivolte indietro, per non comprimerla e farla vedere troppo angusta, ma sì sono da tenere nel mezzo di questi due modi. E soprattutto avverta a far ciò con un’aria nobile, graziosa, facile e naturale. Il Cavaliere tenga anche la testa diritta: le spalle basse ed alquanto ritirate indietro; lo stomaco un poco avanzato innanzi; il ventre niente recato in fuori, ma sì ritirato; i ginocchi distesi in fuori; le gambe diritte ed i piedi bene in fuori rivolti. E soprattutto si guardi di parere affettato, schifi la forza e prenda un’aria nobile, agevole e naturale.