(1728) Trattato del ballo nobile di Giambattista Dufort « Trattato del Ballo Nobile di Giambattista Dufort — Trattato del Ballo Nobile — Capitolo II. Delle Positure de’ piedi »
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(1728) Trattato del ballo nobile di Giambattista Dufort « Trattato del Ballo Nobile di Giambattista Dufort — Trattato del Ballo Nobile — Capitolo II. Delle Positure de’ piedi »

Capitolo II. Delle Positure de’ piedi

[1] Le positure de’ piedi, le quali, comunque fatte, sono infinite, si riducono nella danza al solo numero di dieci. Delle quali cinque hanno uso così nel ballo nobile che in quello da teatro, e s’appellano positure vere o buone; e le restanti cinque nel solo ballo da teatro, le quali positure son dette false.

[2] La vera o buona positura consiste nel situare i piedi sulla terra secondo una certa e determinata misura, in modo che quelli tengano egualmente le lor punte rivolte in fuori.

[3] La falsa positura, per contrario, consiste nel situare i piedi sulla terra anche secondo una certa e determinata misura, in modo che amendue, o almeno una delle lor punte, siano rivolte al di dentro.

[4] Or essendo mio intendimento di trattare solamente della danza nobile, da parte la teatrica e le di lei false positure lasciando, procedo innanzi alla dichiarazione delle cinque buone. Le quali, perché meglio si comprendano, l’esporremo sotto gli occhi nelle figure che seguiranno: per la intelligenza delle quali si deono prima d’ogn’altra cosa diciferare i pochi segni che le compongono.

[5] La figura ACBD rappresenta la presenza del corpo, i cui lati sono additati dalle lettere AB, la parte davanti da C e la deretana da D.

[6] La linea EF, la quale non si troverà solamente nelle figure delle positure de’ piedi, ma anche di tutti i passi, mostra il principio del cammino sul quale deono avviarsi i passi del ballo per incominciar la figura.

[7] La figura GHI dinota il piede, di cui G mostra il tallone, H la noce ed I la punta.

[8] E la figura LM rappresenta i due piedi, de’ quali M dinota il destro ed L il sinistro. E per non incorrere in alcuno errore nel discernere un piede dall’altro, non si dee già regolare da’ loro talloni, sì che giacendo questi a lato destro s’abbia da estimare che rappresentino il piè destro, ovvero giacendo a lato sinistro s’abbia da credere che dinotino il piè sinistro: ma si è da prender regola dalle lineette a’ talloni appiccate, le quali, dall’uno o dall’altro lato che guardino, mostrano costantissimamente l’uno o l’altro piede, cioè il destro se a destra, ed il sinistro se a sinistra stanno rivolte. E nel vero se nella quinta positura, come innanzi ravviseremo, si volesse alcun regolare dalla giacitura de’ talloni, e non già dalla guardatura delle suddette piccole linee, leggermente potrebbe pigliare un per un altro piede. Ritorniamo di presente alle positure de’ piedi, donde ci dipartimmo.

[9] La prima positura consiste nel tenere in tal modo i piedi appoggiati sulla terra, che i lor talloni si trovino egualmente l’uno all’altro congiunti, tenendosi, come è detto, i piedi rivolti al di fuori.

[10] La seconda nel tenere i piedi aperti sopra una medesima linea, serbandosi tra’ due talloni la distanza d’un piede intero.

[11] La terza nel tenere la parte deretana del tallone d’un piede alla noce dell’altro congiunta.

[12] La quarta si fa situando i piedi uno innanzi l’altro sopra la medesima linea, serbando tra l’uno e l’altro tallone la distanza d’un piede intero.

[13] La quinta ed ultima positura consiste nel tenere sì fattamente i piedi appoggiati sulla terra, che la parte deretana del tallone del piè che si trova innanzi vada direttamente a formare quasi un angolo retto sulla punta del piè che rimane addietro.

[14] Or qui è da avvertire che le addotte regole delle positure de’ piedi allora hanno il suo vigore e si debbono osservare, qualora ambedue i piedi stanno appoggiati sulla terra. Perciocché quando un sol piede vi si trova fermo, il che tratto tratto nel ballo accade, non v’ha altro obbligo a rispetto dell’altro il quale si trova in aria, che, volendolo appoggiare, si mandi giù sopra una delle dette positure, fuor delle quali non è lecito in niun modo di tenere i piedi nel ballo nobile. Ed avvegnaché alcuna volta, ne’ passi che si fanno col movimento circolare, i piedi si trovino sopra alcuna delle cinque false positure, le quali, come è detto, voglionsi solamente adoperare nella danza da teatro: tuttavia però, oltre che ciò nasce da pura necessità e dalla naturalezza del circolar movimento, i piedi non vi rimangono fermi e stabili: ma incontanente deono passare sopra una delle buone positure. Per la qual cosa questo necessario difetto viene a rendersi impercettibile.

[15] Si vogliono oltre a ciò due altre cose avvertire prima che si conduca al termine il presente capitolo. La prima si è che bisogna bene addestrarsi a porre in opera le riferite positure de’ piedi, le quali sì sono necessarie a chi è vago d’imprendere il ballo nobile come le lettere dell’alfabeto a chi è disideroso di saper leggere; ovvero come le fondamenta abbisognano all’edifizio. La seconda si è che si dee ognuno guardare d’esser troppo scrupoloso e sofistico intorno alla loro misura. Onde se, per avventura adoperandole, non si serbasse una matematica esattezza (purché non si venisse ad uscire fuori della linea sopra cui si deono i piedi appoggiare), non si commetterebbe alcun fallo: tanto maggiormente che chi balla non ha né piedi, né chi guarda nel visivo senso il compasso, per non incorrere o per osservare gl’insensibili difetti che mai possono intervenire. Perché, se nel situare i piedi sulla seconda o quarta positura un pocolin si sbagliasse della diterminata distanza d’un piede intero, il quale, come di sopra è detto, dee trovarsi fraposto tra l’uno e l’altro tallone, non sarebbe al certo cosa da imputare ad errore. E la sperienza, delle cose maestra e regolatrice, ci fa alle volte conoscere che la disposizione o natural costituzione dello scolare patir non potendo tutto il rigore delle suddette leggi, deesi egli dispensare da cotanta e sì per lui malagevole esattezza. E però il giudicioso e prudente Maestro dee badar bene sopra i naturali difetti, per potergli, se non già come si dovrebbe, almeno come potrà il meglio, correggere ed ammendare.