Delle Riverenze fuor della Danza
[1] Quantunque il far motto delle Riverenze fuor della danza paia cosa alla proposta materia, di cui mi sono diliberato, poco appartenente; pur nondimeno, considerando quanto sian esse nella società civile e nell’usar necessarie, mi piace (quando altri non fusser contenti di veder questo capitolo disgiunto dal Trattato del Ballo Nobile) anzi d’espormi alla lor giusta, ovvero ingiusta censura, che▶ tralasciar cosa da cui possono spezialmente le Dame ed i Cavalieri, in serviggio de’ quali a sì fatta fatica messo mi sono, alcun profitto ritrarre. Le Riverenze adunque fuor della danza, avvegnaché anzi procedano dal “buon gusto” di chi le fa, dal conversare, e dall’aver imparato a ballare, ◀che▶ da particolari precetti; tuttavia vi sono anche alcune regole generali e costanti, per le quali si possono esattamente e con tutta la grazia adoperare. Si riducon queste al solo numero di quattro, cioè al riverire camminando innanzi, addietro, a man destra e sinistra, ed a piè fermo.
[2] Or volendo il Cavaliere salutare alcuno nel primo modo, mandi, ovvero sdruccioli (secondo l’opportunità di quel luogo ove si dimora), un piè per innanzi, e tenendo il cappello colla man sinistra, chini il corpo, o poco o assai, secondo il merito della persona ◀che▶ riverisce, la quale riguardi egli un pochetto, e graziosamente, nel viso. E volendo nuovamente risalutarla, poiché avrà fatti alquanti passi dalla banda dinanzi, torni, nel divisato modo, a fare la Riverenza.
[3] Le Riverenze ◀che▶ sono da fare camminando addietro servono ordinariamente nel prendere, ◀che▶ alcun fa, congedo da un altro da cui si vuol dipartire. Si fanno queste in quel numero ◀che▶ si conviene, chinando il corpo, e portando, o leggermente sdrucciolando, un piè dopo l’altro, per fintanto ◀che▶ sia lecito di sottrarre lo sguardo della persona ◀che▶ egli saluta.
[4] Le Riverenze ◀che▶ si vogliono fare dall’uno e dall’altro lato sono invero le più difficili. Servono ne’ luoghi dove vi ha gran copia di persone, e ne’ quali v’è obbligo di salutar camminando o solamente quelle ◀che▶ stanno a lato diritto, ovvero quelle ◀che▶ dimorano a man sinistra, o finalmente così l’une ◀che▶ l’altre. Dovendo adunque il Cavaliere entrare in una Galleria, od altra stanza, ove si trovano a man destra e sinistra, e nel fondo di quella, assai Dame e Cavalieri seduti, o ◀che▶ stanno in piedi, convien ◀che▶, entrato ◀che▶ sarà in essa, faccia a tutta la brigata la sua prima Riverenza: e quindi messosi a camminare sopra la linea retta, e volendo egli salutare alcuna persona a lato destro, innanzi di farsele troppo di presso, guardatala graziosamente nel viso, e nello stesso tempo presentatale alquanto la presenza del corpo, sdruccioli soavemente, o mandi verso l’obliqua il piè destro, e chinando verso di lei il corpo, le faccia la Riverenza. Ed appresso, volendo egli salutare alcuno a man sinistra, cammini, se bisogna, uno, due, o più passi, e portato, o sdrucciolato, ◀che▶ avrà col piè manco verso l’obliqua sinistra, gli faccia, nel modo detto di sopra, la Riverenza. E s’egli vorrà continuare dall’una e dall’altra banda le sue Riverenze, avverta bene a passare da una all’altra obliqua contraria, acciocché non volti le spalle alle persone ◀che▶ stanno da un de’ lati.
[5] Ed ultimamente, le Riverenze a piè fermo servono qualora si vogliono salutare quelle persone alle quali si sta molto di presso. Si fanno esse staccando un de’ piedi dallato ed appoggiatolo a terra; si porti, o si sdruccioli dietro di esso leggermente coll’altro piede, chinandosi il corpo e facendosi quanto è detto di sopra.
[6] Quanto finora è detto serva anche di regola alla Dama nel far le sue Riverenze, la quale può solamente rimanersi di sdrucciolare: e quando vorrà salutare alcuno, basterà solo ◀che si fermi tenendo i piedi sulla prima o sulla terza positura, o alquanto più lontani, quando le fosse più comodo: ed appresso pieghi amenduni i ginocchi nel modo di sopra mostrato nel capitolo della riverenza.