Avviso a chi legge
[1] Quantunque l’invenzion della Danza sia antichissima, per quello che ne scrivono molti Autori che trattano degl’Inventori di essa e delle Nazioni presso le quali fu in grandissimo uso; tuttavia non si può fermamente dire che gli Antichi, i quali invero ballavano o saltavano regolati dall’armonia, abbiano avuta notizia della Danza regolata, cioè composta di que’ soli passi i quali, secondo le regole appresso trovate, si possono adoperare.
[2] Gl’Italiani, senz’alcuna contraddizione, furono i primi a dar le regole della Danza, sulle quali scrissero alcuni libri. Il più antico di essi fu dato alle stampe a Milano l’anno 1468, e che ha questo titolo: Il Ballarino perfetto di Messer Rinaldo Rigoni, Dedicato al Serenissimo Signore Galeazzo Sforza Duca di Milano; ed il più novello è stampato in Venezia l’anno 1581, il cui titolo è quest’altro: Il Ballarino di Messer Fabrizio Caroso da Sermoneta, diviso in due Trattati, Dedicato alla Serenissima Signora, la Signora Bianca Cappello de’ Medici Gran Duchessa di Toscana.
[3] I Spagnoli poi furono i primi che impararono la Danza Italiana, a cui aggiunsero alcune capriole ed il suono delle castagnette; per la qual cagione questa Danza, che prima si diceva Italiana, appresso ricevè due nomi co’ quali era indifferentemente, siccome è anche di presente, chiamata, cioè Italiana e Spagnola. I passi di questa Danza, comeche fatti in cadenza sopra alcune arie di malissimo “gusto”, non erano già naturali, ma sì faticosi e forzati. I piedi si teneano paralleli, donde nasceva che i passi riuscivano duri ed inflessibili. Le braccia sopra i lati distese e diritte, come si vede dalle figure delle quali vanno adorni i libri di sopra recati. Le figure eran poco considerabili e del tutto spogliate del buon “gusto” che regna oggidì. Insomma questa Danza Italiana o Spagnola, la quale immagino che a quel tempo riuscita fosse gradevole, di presente sarebbe in vero molto ridicolosa a vedere; in guisaché Monsieur Filibois, Maestro di Ballo nella Corte Imperiale, ne ha composto un carattere buffonesco, il quale, vestito egli all’antica maniera Italiana, con▶ somma ammirazione di tutti sopra i più cospicui teatri d’Italia ha ballato.
[4] Egli non ha guari che in alcuni Collegi d’Italia v’erano de’ Maestri di Ballo Italiani e Spagnoli, i quali insegnavano questa Danza. Ma appresso, essendo arrivata ne’ detti Collegi la Danza Francese, incontinente l’Italiana, oscurata ed avvilita dalla vaghezza di quella, si cominciò a disusare; ed in pochissimo tempo accadde che la danza Francese s’imparava per necessità, dove la Spagnola (contuttoché i Maestri, seguendo l’uso francese, lasciate avessero le lor parallele positure de’ piedi e la durezza ed inflessibilità delle loro braccia) s’imparava solamente per rarità.
[5] Se gl’Italiani, com’è detto, furono i primi Inventori della Danza regolata, bisogna pur confessare che i Francesi stati son quelli che l’hanno ridotta a miglior perfezione. Hanno essi saputo alla danza da Teatro adattare tutto ciò che si può immaginare di spiritoso e sorprendevole, ed a quella da Sala di più nobile e maestoso. Monsieur de Beauchamp, compositore di Balli nelle prime Opere in musica introdotte a Parigi, imprese sotto Luigi il Grande, a cui ebbe egli l’onore di dar lezione di ballo, questa non men penosa che leggiadra fatica. Alla quale poi Monsieur Pecour, compositore di balli nell’Accademia Reale di Parigi, ha dato ◀con▶ tanto applauso l’ultima mano. Insomma questi due chiarissimi Professori hanno sì fattamente perfezionata la Danza, e levatala a così alto segno, che non solamente hanno in piccolo spazio di tempo fatto mandare in disuso tutte le altre Danze, ma hanno obbligato moltissime Nazioni, e forse le più colte del Mondo tutto, a non preggiarsi in altra maniera che nella francesca, ballare.
[6] Di queste due specie di Danze, quella da Teatro, per lo raddoppiamento de’ passi battuti, capriolati o pirolati, si rende assai faticosa a ballare. Ella non serve, né dovrebbe servire, se non a’ Professori di Ballo, de’ quali, riuscendone per lo Teatro assai pochi, vengono in conseguenza a farsi molto preggiare. E per contrario la Danza da Sala, o da Festino che vogliam dire, della quale io tratto nel presente libro, è assai men faticosa di quella da Teatro. Serve alle Dame, Cavalieri ed altre gentili persone, e per fino i Monarchi non hanno ritegno di volerla imparare, e perciò poi ha ricevuto il nome di Ballo Nobile.
[7] Questa Danza è uno de’ tre nobili esercizi che s’insegnano in tutte l’Accademie e Collegi dell’Europa, i quali sono il Cavalcare, la Scherma e la Danza. De’ quali quest’ultima perfeziona e dà grazia alle persone ben fatte, ed all’incontro nasconde i difetti di coloro a’ quali la Natura è stata poco liberale de’ doni suoi.
[8] Questo si è il più nobile e leggiadro divertimento, così delle Corti sovrane che dell’altre Città cospicue. Ed in vero non v’è in esse cosa più magnifica, e che dia maggior diletto, quanto le feste di Ballo, nelle quali si fanno ammirare e contradistinguere, tra gli altri, coloro che sanno perfettamente la Danza.
[9] Questo nobile esercizio, non essendo già violento, ma temperato, oltre l’esser richiesto e necessario nelle persone di distinzione, serve parimente a coloro che hanno bisogno, per conservarsi nella salute, di tenere il corpo esercitato.
[10] Or sopra esercizio ed arte così nobile, essendomi io per lungo spazio di tempo messo a considerare se trovar si potessero le regole generali per mezzo delle quali si potesse ◀con▶ ogni agevolezza e perfettamente ballare ogni Danza, alla perfine m’è venuto fatto di ritrovarle, e ◀con ogni possibile distinzione le ho messe in chiaro nel presente Trattato; nel quale spezialmente ho renduti aperti i movimenti del corpo, donde procedono tutti i passi del ballo nobile. I quali essendo, tra le parti della Danza, la principale, ho dovuto minutamente ad uno ad uno andargli disaminando, per ravvisar di quanti e quali movimenti ciascuno di essi sia composto; affine di conoscere facilmente il principio, il mezzo ed il fine di ciascun passo; e sopra quale de’ detti movimenti si trovi la cadenza, o battuta, di quell’aria che si vuole ballare, senza la qual notizia è impossibile il poterla ravvisare. Ed ho anche voluto, lasciate da parte le figure dimostrative d’Uomini e Donne, le quali non servono a nulla, se non a guarnire i libri e dar diletto a’ ragazzi, servirmi delli segni di Chorografia, o dell’Arte di scriver le Danze, ne’ quali agevolmente si comprendono le positure ed i movimenti di ciascun passo.
[11] E finalmente questo mio libro potrà esser molto utile a tutti gli amadori di cotal arte, e di semplice solazzo a’ buoni Maestri di Ballo. Quando adunque, savissimo Leggitore, ti sia a grado il voler imparare la Danza Nobile, piaciati leggerlo attentamente, e vivi felice.