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1. (1568) Vita di Raffaello

E così fece dietro ad un San Matteo, mentre che egli cava di quelle tavole dove sono le figure i caratteri tenu[II. 70]teli da uno Angelo e che le distende in sun un libro, un vecchio che, messosi una carta in sul ginocchio, copia tanto quanto San Matteo distende, e mentre che sta attento in quel disagio, pare che egli torca le mascella e la testa secondo che egli allarga et allunga la penna. […] Ma per tornare a Raffaello, crebbero le virtù sue di maniera ch’e’ seguitò per commissione del Papa la camera seconda verso la sala grande; et egli, che nome grandissimo aveva acquistato, ritrasse in questo tempo papa Giulio in un quadro a olio, tanto vivo e verace che faceva temere il ritratto a vederlo come se proprio egli fosse il vivo; la quale opera è oggi in Santa Maria del Popolo, con un quadro di Nostra Donna bellissimo, fatto medesimamente in questo tempo, dentrovi la Natività di Iesu Cristo, dove è la Vergine che con un velo cuopre il Figliuolo, il quale è di tanta bellezza che nell’aria della testa e per tutte le membra dimostra essere vero figliuolo di Dio: e non manco di quello è bella la testa et il volto di essa Madonna, conoscendosi in lei, oltra la somma bellezza, allegrezza e pietà; èvvi un Giuseppo che, appoggiando ambe le mani ad una mazza, pensoso in contemplare il Re e la Regina del cielo, sta con una ammirazione da vecchio santissimo: et amendue questi quadri si mostrano le feste solenni. […] Come mostrò ancora in questo medesimo luogo dirimpetto a questa in una storia, quando San Piero nelle mani d’Erode in prigione è guardato dagli armati, dove tanta è l’architettura che ha tenuto in tal cosa e tanta la discrezione nel casamento della prigione, che invero gli altri appresso a lui hanno più di confusione ch’egli non ha di bellezza, avendo egli cercato di continuo figurare le storie come elle sono scritte, e farvi dentro cose garbate et eccellenti: come mostra in questa l’orrore della prigione nel veder legato fra que’ due armati con le catene di ferro quel vecchio, il gravissimo sonno nelle guardie, et il lucidissimo splendor dell’Angelo nelle scure tenebre della notte luminosamente far discernere tutte le minuzie delle carcere e vivacissimamente risplendere l’armi di coloro, in modo che i lustri paiono bruniti più che se fussino verissimi e non dipinti. […] Dall’altra parte v’è figurato, nel medesimo modo che Vergilio descrive che Anchise fu portato da Enea, un vecchio ammalato, fuor di sé per l’infermità e per le fiamme del fuoco; dove si vede nella figura del giovane l’animo e la forza et il patire di tutte le membra dal peso del vecchio abbandonato adosso a quel giovane; séguitalo una vecchia scalza e sfibbiata che viene fuggendo il fuoco, et un fanciulletto gnudo loro innanzi. […] Questa figura sostiene un vecchio, che abbracciatola e preso animo, fatto gli occhi tondi con la luce in mezzo, mostra con lo alzare le ciglia et increspar la fronte in un tempo medesimo e forza e paura: pure mirando gli Apostoli fiso, pare che sperando in loro faccia animo a se stesso.

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