Adornò ancora questa opera di una prospettiva e di molte figure, finite con tanto delicata e dolce maniera che fu cagione che papa Giulio facesse buttare aùtterra tutte le storie degli altri maestri e vecchi e moderni, e che Raffaello solo avesse il vanto di tutte le fatiche che in tali opere fussero state fatte sino a quell’ora. […] Restò il Papa di questa opera molto sodisfatto; e per fargli le spalliere di prezzo come era la pittura, fece venire da Monte Oliveto di Chiusuri, luogo in quel di Siena, fra’ Giovanni da Verona, allora gran maestro di commessi di prospettive di legno, il quale vi fece non solo le spalliere attorno, ma ancora usci bellissimi e sederi lavorati in prospettive, i quali appresso al Papa grandissima grazia, premio et onore gli acquistarono. […] Laonde furono però fatti a suo onore molti versi e latini e vulgari, de’ quali metterò questi soli per non far più lunga storia di quel che io mi abbi fatto: Pingant sola alii referantque coloribus ora: Ceciliae os Raphael atque animum explicuit. […] Parimente non sodisfeciono affatto quelli che furono similmente fatti da lui nella volta del palazzo d’Agostin Chigi in Trastevere, perché mancano di quella grazia e dolcezza che fu propria di Raffaello: del che fu anche in gran parte cagione l’avergli fatto colorire ad altri col suo disegno; dal quale errore ravedutosi, come giudizioso, volle poi lavorare da sé solo e senza aiuto d’altri la tavola di San Pietro a Montorio della Trasfigurazione di Cristo, nella quale sono quelle parti che già s’è detto che ricerca e debbe avere una buona pittura. […] E certo fra le sue doti singulari ne scorgo una di tal valore che in me stesso stupisco, che il cielo gli diede forza di poter mostrare ne l’arte nostra uno effetto sì contrario alle complessioni di noi pittori; questo è che naturalmente gli artefici nostri, non dico solo i bassi, ma quelli che hanno umore d’esser grandi (come di questo umore l’arte ne produce infiniti), lavorando ne l’opere in compagnia di Raffaello stavano uniti e di concordia tale che tutti i mali umori nel veder lui si amorzavano, et ogni vile e basso pensiero cadeva loro di mente: la quale unione mai non fu più in altro tempo che nel suo.