Dopo queste opere et avere accomodate le cose sue, ritornò Raffaello a Perugia, dove fece nella chiesa de’ Frati de’ Servi in una tavola, alla cappella degl’Ansidei, una Nostra Donna, San Giovanni Battista e San Nicola; et in San Severo della medesima città, piccol monasterio dell’Ordine di Camaldoli, alla cappella della Nostra Donna fece in fresco un Cristo in gloria, un Dio Padre con alcuni Angeli a torno e sei Santi a sedere, cioè tre per banda: San Benedetto, San Romualdo, San Lorenzo, San Girolamo, San Mauro e San Placido; et in questa opera, la quale per cosa in fresco fu allora tenuta molto bella, scrisse il nome suo in lettere grandi e molto bene apparenti. […] Delle quali figure non potrebbe pittor alcuno formar cosa più leggiadra né di maggior perfezzione, avvengaché nell’aria e in cerchio son figurati que’ Santi a sedere, che nel vero, oltra al parer vivi di colori, scortano di maniera e sfuggono che non altrimenti farebbono s’e’ fussino di rilievo: oltra che sono vestiti diversamente con bellissime pieghe di panni, e l’arie delle teste più celesti che umane, come si vede in quella di Cristo, la quale mostra quella clemenza e quella pietà che può mostrare agli uomini mortali divinità di cosa dipinta. […] Èvvi un San Giovanni a sedere, ignudo, et un’altra Santa ch’è bellissima anch’ella; così per campo vi è un casamento, dove egli ha finto una finestra impannata che fa lume alla stanza dove le figure son dentro. […] Nell’altra storia fece la coronazione del detto re, nella quale è il Papa et esso Francesco ritratti di naturale, l’uno armato e l’altro pontificalmente, oltra che tutti i cardinali, vescovi, camerieri, scudieri, cubicularii, sono in pontificale a’ loro luoghi a sedere ordinatamente come costuma la cappella, ritratti di naturale, come Giannozzo Pandolfini vescovo di Troia, amicissimo di Raffaello, e molti [II. 81] altri che furono segnalati in quel tempo; e vicino al re è un putto ginocchioni che tiene la corona reale, che fu ritratto Ipolyto de’ Medici, che fu poi cardinale e vicecancelliere, tanto pregiato et amicissimo non solo di questa virtù, ma di tutte le altre: alle benignissime ossa del quale i’ mi conosco molto obbligato, poiché il principio mio, quale egli si fusse, ebbe origine da lui. […] Èvvi una femina fra molte, la quale è principale figura di quella tavola, che inginocchiata dinanzi a quegli, voltando la testa loro e coll’atto delle braccia verso lo spiritato, mostra la miseria di colui; oltra che gli Apostoli, chi ritto e chi a sedere e altri ginocchioni, mostrano avere grandissima compassione di tanta disgrazia.