/ 1
1. (1568) Vita di Raffaello

Domenico una d’un Crucifisso, la quale, se non vi fusse il suo nome scritto, nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma bene di Pietro. […] È in questa divinissima pittura un Cristo morto portato a sotterrare, condotto con tanta freschezza e fatto amore, che a vederlo pare fatto pur ora. […] La quale invenzione [II. 75] avendola fatta Raffaello sopra la finestra, viene a esser quella facciata più scura, avvengaché quando si guarda tal pittura ti dà il lume nel viso, e contendono tanto bene insieme la luce viva con quella dipinta co’ diversi lumi della notte, che ti par vedere il fumo della torcia, lo splendor dell’Angelo, con le scure tenebre della notte naturali e vere che non diresti mai che ella fussi dipinta, avendo espresso tanto propriamente difficile imaginazione. […] Dolse ancora sommamente la morte sua a tutta la corte del Papa, prima per avere egli avuto in vita uno officio di cubiculario, et appresso per essere stato caro al Papa che la sua morte amaramente lo fece piagnere. […] E questo avveniva perché restavano vinti dalla cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura: la quale era piena di gentilezza e colma di carità, che egli si vedeva che fino agli animali l’onoravano nonché gli uomini.

/ 1