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1. (1568) Vita di Raffaello

Ma tornato Pietro da Roma, Giovanni, che persona costumata era e gentile, fece seco amicizia, e quando tempo gli parve, col più acconcio modo che seppe gli disse il desiderio suo; e così Pietro, che era cortese molto et amator de’ belli ingegni, accettò Raffaello. […] Gli fu anco fatto dipignere nella medesima città, dalle Donne di Santo Antonio da Padoa, in una tavola la Nostra Donna, et in grembo a quella, sì come piacque a quelle semplici e venerande donne, Gesù Cristo vestito, e dai lati di essa Madonna San Piero, San Paulo, Santa Cecilia e Santa Caterina, alle qual’ due sante vergini fece le più belle e dolci arie di teste e le più varie acconciature da capo - il che fu cosa rara in que’ tempi - che si possino vedere; e sopra questa tavola, in un mezzo tondo, dipinse un Dio Padre bellissimo, e nella predella dell’altare tre storie di figure piccole: Cristo quando fa orazione nell’orto, quando porta la croce, dove sono bellissime movenze di soldati che lo stracinano, e quando è morto in grembo alla Madre; opera certo mirabile, devota, e tenuta da quelle donne in gran venerazione e da tutti i pittori molto lodata. […] Laonde Raffaello, nella sua arrivata avendo ricevuto molte carezze da Papa Iulio, cominciò nella camera della Segnatura una storia quando i teologi accordano la filosofia e l’astrologia con la teologia, dove sono ritratti tutti i savî del mondo che disputano in varî modi. […] E se non avesse in questa opera, quasi per capriccio, adoperato il nero di fumo da stampatori, il quale, come più volte si è detto, di sua natura diventa sempre col tempo più scuro et offende gl’altri colori coi quali è mescolato, credo che quell’opera sarebbe ancor fresca come quando egli la fece, dove oggi pare più tosto tinta che altrimenti. […] Ben poteva la pittura, quando questo nobile artefice morì, morire anche ella, ché quando egli gli occhi chiuse, ella quasi cieca rimase.

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