In San Francesco ancora della medesima città fece in una tavoletta lo Sposalizio di Nostra Donna, nel quale espressamente si conosce l’augumento della virtù di Raffaello venire con finezza assotigliando e passando la maniera di Pietro. […] Dopo queste opere et avere accomodate le cose sue, ritornò Raffaello a Perugia, dove fece nella chiesa de’ Frati de’ Servi in una tavola, alla cappella degl’Ansidei, una Nostra Donna, San Giovanni Battista e San Nicola; et in San Severo della medesima città, piccol monasterio dell’Ordine di Camaldoli, alla cappella della Nostra Donna fece in fresco un Cristo in gloria, un Dio Padre con alcuni Angeli a torno e sei Santi a sedere, cioè tre per banda: San Benedetto, San Romualdo, San Lorenzo, San Girolamo, San Mauro e San Placido; et in questa opera, la quale per cosa in fresco fu allora tenuta molto bella, scrisse il nome suo in lettere grandi e molto bene apparenti. […] E così nella volta medesima, in su le cantonate de’ peducci di quella, fece quattro storie disegnate e colorite con una gran diligenza, ma di figure di non molta grandezza: in una delle quali, verso la Telogia, fece il peccar di Adamo, lavorato con leggiadrissima maniera il mangiare del pomo; e in quella dove è la Astrologia, vi è ella medesima che pone le stelle fisse e l’erranti a’ luoghi loro; nell’altra poi del monte di Parnaso è Marsia fatto scorticare a uno albero da Apollo; e di verso la storia dove si dànno i Decretali, è il giudizio di Salamone quando egli vuol fare dividere il fanciullo. […] A Verona mandò della medesima bontà un gran quadro ai conti da Canossa, nel quale è una Natività di Nostro Signore bellissima, con una aurora molto lodata, si come è ancora Santa Anna, anzi tutta l’opera, la quale non si può meglio lodare che dicendo che è di mano di Raffaello da Urbino: onde que’ conti meritamente l’hanno in somma venerazione, né l’hanno mai, per grandissimo prezzo che sia stato loro offerto da molti principi, a niuno voluto concederla. […] Poi, confesso e contrito, finì il corso della sua vita il giorno medesimo ch’e’ nacque, che fu il Venerdì Santo, d’anni XXXVII; l’anima del quale è da credere che, come di sue virtù ha abbellito il mondo, così abbia di se medesima adorno il cielo.