E per cominciarmi da un capo, quivi è Ovidio, Virgilio, Ennio, Tibullo, Catullo, Properzio et Omero, che cieco, con la testa elevata cantando versi, ha a’ piedi uno che gli scrive; vi sono poi tutte in un gruppo le nove Muse et Appollo, con tanta bellezza d’arie e divinità nelle figure che grazia e vita spirano ne’ fiati loro; èvvi la dotta Safo et il divinissimo Dante, il leggiadro Petrarca e lo amoroso Boccaccio, che vivi vivi sono, il Tibaldeo similmente et infiniti altri moderni. […] Fece in un’altra parete un cielo con Cristo e la Nostra Donna, San Giovanni Batista, gli Apostoli e gli Evangelisti, e’ Martiri su le nugole, con Dio Padre che sopra tutti manda lo Spirito Santo e massimamente sopra un numero infinito di Santi che sotto scrivono la messa, e sopra l’ostia che è sullo altare disputano; fra i quali sono i quattro Dottori della Chiesa, che intorno hanno infiniti Santi: èvvi Domenico, Francesco, Tomaso d’Aquino, Buonaventura, Scoto, Nicolò de Lira, Dante, fra’ Girolamo Savonarola da Ferrara, e tutti i teologi cristiani, et infiniti ritratti di naturale; e in aria sono quattro fanciulli che tengono aperti gli Evangeli. […] Finse dall’altra banda papa Giulio che ode quella messa, cosa maravigliosissima, dove ritrasse il cardinale di San Giorgio et infiniti; e nel rotto della finestra accomodò una salita di scalèe, che la storia mostra intera: anzi pare che, se il vano di quella finestra non vi fosse, quella non sarebbe stata punto bene. […] Veggonvisi i Cristiani combattere in mare l’armata, e già al porto esser venuti prigioni infiniti che d’una barca escano tirati da certi soldati per la barba, con bellissime cere e bravissime attitudini, e con una differenza di abiti da galeotti sono menati innanzi a S. […] Dicesi che ogni pittore che conosciuto l’avesse, et anche chi non lo avesse conosciuto, se lo avessi richiesto di qualche disegno che gli bisognasse, egli lasciava l’opera sua per sovvenirlo; e sempre tenne infiniti in opera, aiutandoli et insegnandoli con quello amore che non ad artifici, ma a figliuoli proprii si conveniva; per la qual cagione si vedeva che non andava mai a corte, che partendo di casa non avesse seco cinquanta pittori, tutti valenti e buoni che gli facevono compagnia per onorarlo.