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1. (1568) Vita di Raffaello

Ebbe oltre gl’altri, mentre stette Raffaello in Fiorenza, stretta dimestichezza con fra’ Bartolomeo di San Marco, piacendogli molto e cercando assai d’imitare il suo colorire; et all’incontro insegnò a quel buon padre i modi della prospettiva, alla quale non aveva il frate atteso insino a quel tempo. […] Fece in un’altra parete un cielo con Cristo e la Nostra Donna, San Giovanni Batista, gli Apostoli e gli Evangelisti, e’ Martiri su le nugole, con Dio Padre che sopra tutti manda lo Spirito Santo e massimamente sopra un numero infinito di Santi che sotto scrivono la messa, e sopra l’ostia che è sullo altare disputano; fra i quali sono i quattro Dottori della Chiesa, che intorno hanno infiniti Santi: èvvi Domenico, Francesco, Tomaso d’Aquino, Buonaventura, Scoto, Nicolò de Lira, Dante, fra’ Girolamo Savonarola da Ferrara, e tutti i teologi cristiani, et infiniti ritratti di naturale; e in aria sono quattro fanciulli che tengono aperti gli Evangeli. […] Restò il Papa di questa opera molto sodisfatto; e per fargli le spalliere di prezzo come era la pittura, fece venire da Monte Oliveto di Chiusuri, luogo in quel di Siena, fra’ Giovanni da Verona, allora gran maestro di commessi di prospettive di legno, il quale vi fece non solo le spalliere attorno, ma ancora usci bellissimi e sederi lavorati in prospettive, i quali appresso al Papa grandissima grazia, premio et onore gli acquistarono. E certo che in tal magisterio mai non fu più nessuno più valente di disegno e d’opera che fra’ Giovanni, come ne fa fede ancora in Verona sua patria una sagrestia di prospettive di legno bellissima in Santa Maria in Organo, il coro di Monte Oliveto di Chiusuri e quel di San Benedetto di Siena, et ancora la sagrestia di Monte Oliveto di Napoli, e nel luogo medesimo nella cappella di Paolo da Tolosa il coro lavorato dal medesimo; per il che meritò che dalla Religion sua fosse stimato e con grandissimo onor tenuto, nella quale si morì d’età d’anni 68, l’anno 1537. […] Raffaello adunque, fatta questa risoluzione, e conosciuto che fra’ Bartolomeo di San Marco aveva un assai buon modo di dipignere, disegno ben fondato, et una maniera di colorito piacevole, ancorché talvolta usasse troppo gli scuri per dar maggior rilievo, prese da lui quello che gli parve secondo il suo bisogno e capriccio, cioè un modo mezzano [II. 86] di fare, così nel dissegno come nel colorito; e mescolando col detto modo alcuni altri scelti delle cose migliori d’altri maestri, fece di molte maniere una sola, che fu poi sempre tenuta sua propria, la quale fu e sarà sempre stimata dagl’artefici infinitamente.

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