Dove arrivato, perché non gli piacque meno la città che quell’opere, le quali gli parvero divine, deliberò di abitare in essa per alcun tempo; e così fatta amicizia con alcuni giovani pittori, fra’ quali furono Ridolfo Girlandaio, Aristotile San Gallo et altri, fu nella città molto onorato, e particolarmente da Taddeo Taddei, il quale lo volle sempre in casa sua et alla sua tavola, come quegli che amò sempre tutti gli uomini inclinati alla virtù; e Raffaello, che era la gentilezza stessa, per non esser vinto di cortesia, gli fece due quadri, che tengono della maniera prima di Pietro e dell’altra che poi studiando apprese molto migliore, come si dirà: i quali quadri sono ancora in casa degli eredi del detto Taddeo. […] La quale invenzione [II. 75] avendola fatta Raffaello sopra la finestra, viene a esser quella facciata più scura, avvengaché quando si guarda tal pittura ti dà il lume nel viso, e contendono tanto bene insieme la luce viva con quella dipinta co’ diversi lumi della notte, che ti par vedere il fumo della torcia, lo splendor dell’Angelo, con le scure tenebre della notte sì naturali e sì vere che non diresti mai che ella fussi dipinta, avendo espresso tanto propriamente sì difficile imaginazione. […] Veggonvisi i Cristiani combattere in mare l’armata, e già al porto esser venuti prigioni infiniti che d’una barca escano tirati da certi soldati per la barba, con bellissime cere e bravissime attitudini, e con una differenza di abiti da galeotti sono menati innanzi a S. […] Fecevi fare da Giovanni da Udine un ricinto alle storie d’ogni sorte fiori, foglie e frutte in festoni che non possono esser più belli. […] E certo fra le sue doti singulari ne scorgo una di tal valore che in me stesso stupisco, che il cielo gli diede forza di poter mostrare ne l’arte nostra uno effetto sì contrario alle complessioni di noi pittori; questo è che naturalmente gli artefici nostri, non dico solo i bassi, ma quelli che hanno umore d’esser grandi (come di questo umore l’arte ne produce infiniti), lavorando ne l’opere in compagnia di Raffaello stavano uniti e di concordia tale che tutti i mali umori nel veder lui si amorzavano, et ogni vile e basso pensiero cadeva loro di mente: la quale unione mai non fu più in altro tempo che nel suo.