Nacque adunque Raffaello in Urbino, città notissima in Italia, l’anno 1483, in Venerdì Santo a ore tre di notte, d’un Giovanni de’ Santi, pittore non molto eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno et atto a indirizzare i figliuoli per quella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostra nella sua gioventù. […] E di costui, come di persona veramente eccellente e rara, ho voluto far menzione, parendomi che così meritasse la sua virtù, la quale fu cagione, come si dirà in altro luogo, di molte opere rare fatte da altri maestri dopo lui. […] Figurò Raffaello in questa pittura, avanti che la cappella di Michelagnolo si discoprisse publicamente, avendola nondimeno veduta, alcuni Profeti e Sibille, che nel vero delle sue cose è tenuta la miglior[e] e fra le tante belle bellissima, perché nelle femine e nei fanciulli che vi sono si vede grandissima vivacità e colorito perfetto: e questa opera lo fe’ stimar grandemente vivo e morto, per essere la più rara et eccellente opera che Raffaello facesse in vita sua. […] Avendo dunque veduto Raffaello lo andare nelle stampe d’Alberto Durero, volonteroso ancor egli di mostrare quel che in tale arte poteva, fece studiare Marco Antonio Bolognese in questa pratica infinitamente; il quale riuscì tanto eccellente, che gli fece stampare le prime cose sue: la carta degli Innocenti, un Cenacolo, il Nettunno e la Santa Felicita quando bolle nell’olio. […] Datosi dunque allo studiare gl’ignudi et a riscontrare i musculi delle notomie e degl’uomini morti e scorticati con quelli de’ vivi - che per la coperta della pelle non appariscono terminati nel modo che fanno levata la pelle -, e veduto poi in che modo si facciano carnosi e dolci ne’ luoghi loro, e come nel girare delle vedute si facciano con grazia certi storcimenti, e parimente gl’effetti del gonfiare et abbassare et alzare o un membro o tutta la persona, et oltre ciò l’incatenatura dell’ossa, de’ nervi e delle vene, si fece eccellente in tutte le parti che in uno ottimo dipintore sono richieste.