/ 1
1. (1568) Vita di Raffaello

Adornò ancora questa opera di una prospettiva e di molte figure, finite con tanto delicata e dolce maniera che fu cagione che papa Giulio facesse buttare aùtterra tutte le storie degli altri maestri e vecchi e moderni, e che Raffaello solo avesse il vanto di tutte le fatiche che in tali opere fussero state fatte sino a quell’ora. […] Ma molto più arte et ingegno mostrò ne’ Santi [e] Dottori cristiani, i quali a sei, a tre, a due disputando per la storia, si vede nelle cere loro una certa curiosità et uno affanno nel voler trovare il certo di quel che stanno in dubbio, faccendone segno col disputare con le mani e col far certi atti con la persona, con attenzione degli orecchi, con lo increspare delle ciglia e con lo stupire in molte diverse maniere, certo variate e proprie: salvo che i quattro Dottori della Chiesa, che illuminati dallo Spirito Santo snodano e risolvono con le Scritture sacre tutte le cose degli Evangeli, che sostengono que’ putti che gli hanno in mano volando per l’aria. […] Qui si scorgono nell’arme l’ombre, gli sbattimenti, i riflessi e le fumosità del calor de’ lumi, lavorati con ombra sì abbacinata che invero si può dire che egli fosse il maestro degli altri; e per cosa che contrafaccia la notte, più simile di quante la pittura ne fece già mai, questa è la più divina e da tutti tenuta la più rara. […] Avendo dunque veduto Raffaello lo andare nelle stampe d’Alberto Durero, volonteroso ancor egli di mostrare quel che in tale arte poteva, fece studiare Marco Antonio Bolognese in questa pratica infinitamente; il quale riuscì tanto eccellente, che gli fece stampare le prime cose sue: la carta degli Innocenti, un Cenacolo, il Nettunno e la Santa Felicita quando bolle nell’olio. […] E negli spicchî della volta sopra gl’archi, fra peduccio e peduccio, sono molti putti che scortano, bellissimi, i quali volando portano tutti gli strumenti degli Dei: di Giove il fulmine e le saette, di Marte gli elmi, le spade e le targhe, di Vulcano i martelli, di Ercole la clava e la pelle del lione, di Mercurio il caduceo, di Pan la sampogna, di Vertunno i rastri della agricultura, e tutti hanno animali appropriati alla natura loro: pittura e poesia veramente bellissima.

/ 1