Di costui fece dono al mondo la natura quando, vinta dall’arte per mano di Michelagnolo Buonarroti volle in Raf[II. 65]faello esser vinta dall’arte e dai costumi insieme E nel vero, poi che la maggior parte degl’artefici stati insino allora si avevano dalla natura recato un certo che di pazzia e di salvatichezza che, oltre all’avergli fatti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte si era più dimostrato in loro l’ombra e lo scuro de’ vizii che la chiarezza e splendore di quelle virtù che fanno gli uomini imortali, fu ben ragione che, per contrario, in Raffaello facesse chiaramente risplendere tutte le più rare virtù dell’animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza, modestia et ottimi costumi quanti sarebbono bastati a ricoprire ogni vizio, quantunque brutto, et ogni macchia, ancorché grandissima. […] Gli fu anco fatto dipignere nella medesima città, dalle Donne di Santo Antonio da Padoa, in una tavola la Nostra Donna, et in grembo a quella, sì come piacque a quelle semplici e venerande donne, Gesù Cristo vestito, e dai lati di essa Madonna San Piero, San Paulo, Santa Cecilia e Santa Caterina, alle qual’ due sante vergini fece le più belle e dolci arie di teste e le più varie acconciature da capo - il che fu cosa rara in que’ tempi - che si possino vedere; e sopra questa tavola, in un mezzo tondo, dipinse un Dio Padre bellissimo, e nella predella dell’altare tre storie di figure piccole: Cristo quando fa orazione nell’orto, quando porta la croce, dove sono bellissime movenze di soldati che lo stracinano, e quando è morto in grembo alla Madre; opera certo mirabile, devota, e tenuta da quelle donne in gran venerazione e da tutti i pittori molto lodata. […] Finito questo lavoro e tornato a Fiorenza, gli fu dai Dei, cittadini fiorentini, allogata una tavola che andava alla cappella dell’altar loro in Santo Spirito; et egli la cominciò, e la bozza a bonissimo termine condusse. […] Sono in terra prostrati Pietro, Iacopo e Giovanni in varie e belle attitudini: chi ha [II. 84] a.tterra il capo, e chi con fare ombra agl’occhi con le mani si difende dai raggi e dalla immensa luce dello splendore di Cristo, il quale, vestito di colore di neve, pare che aprendo le braccia et alzando la testa mostri la essenza e la deità di tutte tre le Persone, unitamente ristrette nella perfezzione dell’arte di Raffaello; il quale pare che tanto si restrignesse insieme con la virtù sua per mostrare lo sforzo et il valor dell’arte nel volto di Cristo, che finitolo, come ultima cosa che a fare avesse, non toccò più pennelli, sopragiugnendoli la morte. […] Ho voluto quasi nella fine di questa Vita fare questo discorso per mostrare con quanta fatica, studio e diligenza si governasse sempre mai questo onorato artefice, e particolarmente per utile degl’altri pittori, acciò si sappiano difendere da quelli impedimenti dai quali seppe la prudenza e virtù di Raffaello difendersi.