In San Francesco ancora della medesima città fece in una tavoletta lo Sposalizio di Nostra Donna, nel quale espressamente si conosce l’augumento della virtù di Raffaello venire con finezza assotigliando e passando la maniera di Pietro. […] Dappoi continuando le camere di palazzo, fece una storia del miracolo del Sacramento del Corporale d’Orvieto, o di Bolsena che eglino se ‘l chiamino; nella quale storia si vede al prete, mentre che dice messa, nella testa infocata di rosso la vergogna che egli aveva nel veder per la sua incredulità fatto liquefar l’ostia in sul corporale, e che spaventato negli occhi e fuor di sé, smarrito nel cospetto de’ suoi uditori, pare persona inrisoluta: e si conosce nell’attitudine delle mani quasi il tremito e lo spavento che si suole in simili casi avere. […] Ma tornando a Raffaello, nella volta poi che vi è sopra fece quattro.storie: l’apparizione di Dio ad Abraam nel promettergli la moltiplicazione del seme suo, il sacrificio d’Isaac, la scala di Iacob, e ‘l rubo ardente di Moisè, nella quale non si conosce meno arte, invenzione, disegno e grazia che nelle altre cose lavorate di lui. […] Così dal sommo d’una rovina si vede una donna ignuda tutta rabbuffata, la quale avendo il figliuolo in mano, lo getta ad un suo che è campato dalle fiame e sta nella strada in punta di piede a braccia tese per ricevere il fanciullo in fasce: dove non meno si conosce in lei l’affetto del cercare di campare il figliuolo che il patire di sé nel pericolo dello ardentissimo fuoco che la avvampa; né meno passione si scorge in colui che lo piglia per cagione d’esso putto che per cagion del proprio timor della morte. […] Né si può contare minutissimamente le belle avvertenze che usò questo ingegnosissimo artefice nelle arie de’ prigioni, ché senza lingua si conosce il dolore, la paura e la morte.