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1. (1568) Vita di Raffaello

Dopo queste opere et avere accomodate le cose sue, ritornò Raffaello a Perugia, dove fece nella chiesa de’ Frati de’ Servi in una tavola, alla cappella degl’Ansidei, una Nostra Donna, San Giovanni Battista e San Nicola; et in San Severo della medesima città, piccol monasterio dell’Ordine di Camaldoli, alla cappella della Nostra Donna fece in fresco un Cristo in gloria, un Dio Padre con alcuni Angeli a torno e sei Santi a sedere, cioè tre per banda: San Benedetto, San Romualdo, San Lorenzo, San Girolamo, San Mauro e San Placido; et in questa opera, la quale per cosa in fresco fu allora tenuta molto bella, scrisse il nome suo in lettere grandi e molto bene apparenti. […] E se bene l’opera di Giovan Antonio Soddoma da Vercelli, la quale era sopra la storia di Raffaello, si doveva per commessione del Papa gettare per terra, volle nondimeno Raffaello servirsi del partimento di quella e delle grottesche; e dove erano alcuni tondi, che son quattro, fece per ciascuno una figura del significato delle storie di sotto, vòlte da quella banda dove era la storia. A quella prima, dove egli aveva dipinto la filosofia e l’astrologia, geometria e poesia che si accordano con la teologia, v’è una femmina fatta per la Cognizione delle cose, la quale siede in una sedia che ha per reggimento da ogni banda una dea Cibele, con quelle tante poppe con che dagli antichi era figurata Diana Polimaste; e la veste sua è di quattro colori, figurati per li elementi: da la testa in giù v’è il color del fuoco, e sotto la cintura quel dell’aria, da la natura al ginocchio è il color della terra, e dal resto per fino a’ piedi è il colore dell’acqua; e così la accompagnano alcuni putti veramente bellissimi. In un altro tondo, vòlto verso la finestra che guarda in Belvedere, è finta Poesia, la quale è in persona di Polinnia coronata di lauro, e tiene un suono antico in una mano et un libro nell’altra; e sopraposte le gambe, e con aria e bellezza di viso immortale, sta elevata con gl’occhi al cielo, accompagnandola due putti che sono vivaci e pronti, e che insieme con essa fanno varî componimenti e con le altre: e da questa banda vi fe’ poi, sopra la già detta finestra, il monte di Parnaso. […] Finse dall’altra banda papa Giulio che ode quella messa, cosa maravigliosissima, dove ritrasse il cardinale di San Giorgio et infiniti; e nel rotto della finestra accomodò una salita di scalèe, che la storia mostra intera: anzi pare che, se il vano di quella finestra non vi fosse, quella non sarebbe stata punto bene.

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