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1. (1568) Vita di Raffaello

E questo avvenne perché Bramante da Urbino, essendo a’ servigi di Giulio II, per un poco di parentela ch’aveva con Raffaello e per essere di un paese medesimo, gli scrisse che aveva operato col Papa, il quale aveva fatto fare certe stanze, ch’egli potrebbe in quelle mostrar il valor suo. […] Né si può esprimere la bellezza e la bontà che si vede nelle teste e figure de’ Vangelisti, a’ quali ha fatto nel viso una certa attenzione et accuratezza molto naturale, e massimamente a quelli che scrivono. […] Fece a’ Monaci Neri di San Sisto in Piacenza la tavola dello altar maggiore, dentrovi la Nostra Donna con San Sisto e Santa Barbara: cosa veramente rarissima e singulare. […] Il quale Raffaello, attendendo intanto a’ suoi amori così di nascosto, continuò fuor di modo i piaceri amorosi; onde avvenne ch’una volta fra l’altre disordinò più del solito: per che tornato a casa con una grandissima febbre, fu creduto da’ medici che fosse riscaldato; onde non confessando egli il disordine che aveva fatto, per poca prudenza loro gli cavarono sangue, di maniera che indebilito si sentiva mancare, là dove egli aveva bisogno di ristoro. […] Beato ancora si può dire chi, stando a’ suoi servigi, sotto lui operò, perché ritrovo chiunche che lo imitò essersi a onesto porto ridotto: e così quegli che imiteranno le sue fatiche nell’arte saranno onorati dal mondo, e ne’ costumi santi lui somigliando, remunerati dal Cielo.

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