mpo gli parve, col più acconcio modo che seppe gli disse il desiderio
suo
; e così Pietro, che era cortese molto et amator d
la maniera di Pietro, la imitò così a punto e in tutte le cose, che i
suo
ritratti non si conoscevano dagl’originali del ma
ente in S. Domenico una d’un Crucifisso, la quale, se non vi fusse il
suo
nome scritto, nessuno la crederebbe opera di Raff
enza dell’arte, che messo da parte quell’opera et ogni utile e comodo
suo
, se ne venne a Fiorenza. Dove arrivato, perché no
Firenze et andare a Urbino, per aver là, essendo la madre e Giovanni
suo
padre morti, tutte le sue cose in abandono. Mentr
uale per cosa in fresco fu allora tenuta molto bella, scrisse il nome
suo
in lettere grandi e molto bene apparenti. Gli fu
sua donna in quella maniera che si veggiono appresso Giovan Battista
suo
figliuolo nella casa che detto Agnolo edificò bel
tolomeo di San Marco, piacendogli molto e cercando assai d’imitare il
suo
colorire; et all’incontro insegnò a quel buon pad
fatto fare certe stanze, ch’egli potrebbe in quelle mostrar il valor
suo
. Piacque il partito a Raffaello; per che lasciate
igura molto considerata et astratta, che per la sua bellezza e per lo
suo
abito così aùccaso è degna d’essere lodata. Simil
della faccia fatto come si dà le leggi civili e le canoniche, come a
suo
luogo diremo. E così nella volta medesima, in su
più famosi et antichi e moderni poeti che furono e che erano fino al
suo
tempo, i quali furono cavati parte da statue, par
la, e ciò per avergli poco inanzi Raffaello dipinto in una loggia del
suo
palazzo, oggi detto i Chisii in Trastevere, con d
le mani il cameriero in atto di raccomandarlo: il qual cameriero nel
suo
ritratto è non men vivo che si sia dipinto. Né ma
rizione di Dio ad Abraam nel promettergli la moltiplicazione del seme
suo
, il sacrificio d’Isaac, la scala di Iacob, e ‘l r
e la storia di Leon III non dice questo, egli nondimeno per capriccio
suo
volse figurarla forse così, come interviene molte
, oltra le lodi che aveva, più nome assai. Laonde furono però fatti a
suo
onore molti versi e latini e vulgari, de’ quali m
cipi, a niuno voluto concederla. Et a Bindo Altoviti fece il ritratto
suo
quando era giovane, che è tenuto stupendissimo; e
Santa Anna vecchissima a sedere, la quale porge alla Nostra Donna il
suo
Figliuolo, di tanta bellezza ne l’ignudo e nelle
o, di tanta bellezza ne l’ignudo e nelle fat[t]ezze del volto che nel
suo
ridere rallegra chiunque lo guarda; senzaché Raff
a fronte onore, nel naso grazia e nella bocca virtù, senzaché l’abito
suo
è tale che [II. 78] mostra una semplicità et ones
nne tributario delle sue opere a Raffaello, e gli mandò la testa d’un
suo
ritratto condotta da lui a guazzo su una tela di
Raffaello un numero di stampe, le quali Raffaello donò poi al Baviera
suo
garzone, ch’aveva cura d’una sua donna, la quale
meno di lui stima l’opere dell’arte nostra e gli artefici il fratello
suo
Simon Botti, che oltra lo esser tenuto da tutti n
bellissime. Questa tavola finita del tutto, ma non condotta ancora al
suo
luogo, fu vicinissima a capitar male, perciò che,
utta rabbuffata, la quale avendo il figliuolo in mano, lo getta ad un
suo
che è campato dalle fiame e sta nella strada in p
re le minuzie delle cose di questo artefice, ché invero ogni cosa nel
suo
silenzio par che favelli; oltra i basamenti fatti
re. E perché la volta di questa stanza era dipinta da Pietro Perugino
suo
maestro, Raffaello non la volse guastar per la me
re di Apostoli et altri Santi in tabernacoli; e per Giovanni da Udine
suo
discepolo, il quale per contrafare animali è unic
eniva, rispettato e compiaciuto. Onde facendogli Agostin Ghigi, amico
suo
caro, dipignere nel palazzo suo la prima loggia,
Onde facendogli Agostin Ghigi, amico suo caro, dipignere nel palazzo
suo
la prima loggia, Raffaello non poteva molto atten
ne scontorta si prostende gridando e stralunando gli occhi, mostra il
suo
patire dentro nella carne, nelle vene e ne’ polsi
, che alluminati da una chiarezza di splendore si fanno vivi nel lume
suo
. Sono in terra prostrati Pietro, Iacopo e Giovann
, avendo nella sua fanciullezza imitato la maniera di Pietro Perugino
suo
maestro, e fattala molto migliore per disegno, co
atti di naturale nella ma[II. 85]niera che aveva veduto fare a Pietro
suo
maestro, aiutandogli con quella grazia che aveva
per dar maggior rilievo, prese da lui quello che gli parve secondo il
suo
bisogno e capriccio, cioè un modo mezzano [II. 86
fu anche in gran parte cagione l’avergli fatto colorire ad altri col
suo
disegno; dal quale errore ravedutosi, come giudiz
ancesco Fiorentino detto il Fattore, et un non so chi prete da Urbino
suo
parente; ordinò poi che delle sue facultà in Sant
uale per sua sepoltura e riposo dopo la morte s’elesse; e lasciò ogni
suo
avere a Giulio e Giovan Francesco, faccendo essec
a Montorio allo altar maggiore, e fu poi sempre per la rarità d’ogni
suo
gesto in gran pregio tenuta. Fu data al corpo suo
er la rarità d’ogni suo gesto in gran pregio tenuta. Fu data al corpo
suo
quella onorata sepoltura che tanto nobile spirito
loro di mente: la quale unione mai non fu più in altro tempo che nel
suo
. E questo avveniva perché restavano vinti dalla c