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1 (1568) Vita di Raffaello
e di notte, d’un Giovanni de’ Santi, pittore non molto eccellente, ma bene uomo di buono ingegno et atto a indirizzare
sse il suo nome scritto, nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma bene di Pietro. In San Francesco ancora della med
tonio da Padoa, in una tavola la Nostra Donna, et in grembo a quella, come piacque a quelle semplici e venerande donne,
liandosi e lodandone la grandezza di Dio che così attempata avesse un picciol figliuolo; e tutti pare che stupischino d
tutti pare che stupischino del vedere con quanto senno in quella età tenera i due cugini, l’uno reverente all’altro, s
un Cristo morto portato a sotterrare, condotto con tanta freschezza e fatto amore, che a vederlo pare fatto pur ora. Im
rto è spartito tanto con ordine e misura che egli mostrò veramente un fatto saggio di sé, che fece conoscere che egli v
durre con l’eccellenzia del disegno le cose di pittura a parere vive, come sono anco vivissimi que’ poeti che si veggon
lla torcia, lo splendor dell’Angelo, con le scure tenebre della notte naturali e sì vere che non diresti mai che ella f
splendor dell’Angelo, con le scure tenebre della notte sì naturali e vere che non diresti mai che ella fussi dipinta,
iresti mai che ella fussi dipinta, avendo espresso tanto propriamente difficile imaginazione. Qui si scorgono nell’arme
enti, i riflessi e le fumosità del calor de’ lumi, lavorati con ombra abbacinata che invero si può dire che egli fosse
cielo e ne trasse cortesie infinite, avendo incontrato in un principe grande, il quale per eredità di casa sua era molt
le pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti che non colori, ma oro e seta paiono; vi è un lib
u cagione che si destasse poi Marco da Ravenna et altri infiniti, per fatto modo che le stampe in rame fecero de la car
egne; le quali buche e vani fecero indebilire i piedi della fabbrica, che è stato forza che si riempia dappoi, perché t
ader Lucifero, e quello con una zagaglia gettato rovescio; insomma fu fatta questa opera, che meritò averne da quel re
sperava di sorte, che per via d’altri e da sé e di mezzi ancora operò , che appena ottenne che questa sua donna venne a
accomodarle, si può chiamare valente e giudizioso artefice. A questo, come bene andò pensando Raffaello, s’aggiugne lo
vuto in vita uno officio di cubiculario, et appresso per essere stato caro al Papa che la sua morte amaramente lo fece
cielo gli diede forza di poter mostrare ne l’arte nostra uno effetto contrario alle complessioni di noi pittori; quest
dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura: la quale era piena di gentilezza e sì colma di carità, che egl
l genio della sua buona natura: la quale era sì piena di gentilezza e colma di carità, che egli si vedeva che fino agli
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