so Raffael Sanzio da Urbino; il quale fu dalla natura dotato di tutta
quella
modestia e bontà che suole alcuna volta vedersi i
a sì bene uomo di buono ingegno et atto a indirizzare i figliuoli per
quella
buona via che a lui, per mala fortuna sua, non er
i suoi a Città di Castello, dove fece una tavola in Santo Agostino di
quella
maniera, e similmente in S. Domenico una d’un Cru
questo mentre, avendo egli acquistato fama grandissima nel séguito di
quella
maniera, era stato allogato da Pio Secondo pontef
arissima, et insomma di mano di Raffaello da Urbino, e per memoria di
quella
illustrissima signora, posta nella camera del Mag
ora, posta nella camera del Maggiore di detto eremo, dove è tenuta in
quella
venerazione ch’ella merita. Dopo queste opere et
Santo Antonio da Padoa, in una tavola la Nostra Donna, et in grembo a
quella
, sì come piacque a quelle semplici e venerande do
no di maestri eccellenti, che ella non aveva che fare alcuna cosa con
quella
prima, se non come fussino di mano di diversi e [
dilettava molto, gli fece fare il ritratto di sé e della sua donna in
quella
maniera che si veggiono appresso Giovan Battista
tandosi apoggiato con ambe le mani a un bastone, china la testa verso
quella
vecchia, quasi maravigliandosi e lodandone la gra
igliuolo; e tutti pare che stupischino del vedere con quanto senno in
quella
età sì tenera i due cugini, l’uno reverente all’a
ggi appresso gl’eredi del detto Domenico Canigiani, che la tengono in
quella
stima che merita un’opera di Raffaello da Urbino.
nuta meno, e le teste di tutte le figure molto graziose nel pianto, e
quella
particolarmente di San Giovanni, il quale, incroc
ttare per terra, volle nondimeno Raffaello servirsi del partimento di
quella
e delle grottesche; e dove erano alcuni tondi, ch
r ciascuno una figura del significato delle storie di sotto, vòlte da
quella
banda dove era la storia. A quella prima, dove eg
to delle storie di sotto, vòlte da quella banda dove era la storia. A
quella
prima, dove egli aveva dipinto la filosofia e l’a
iremo. E così nella volta medesima, in su le cantonate de’ peducci di
quella
, fece quattro storie disegnate e colorite con una
Adamo, lavorato con leggiadrissima maniera il mangiare del pomo; e in
quella
dove è la Astrologia, vi è ella medesima che pone
colorito vago e graziato. Ma finita oramai la volta, cioè il cielo di
quella
stanza, resta che noi raccontiamo quello che e’ f
e un fiato di divinità nella bellezza delle figure e da la nobiltà di
quella
pittura, la quale fa maravigliare, chi intentissi
di panni, e l’arie delle teste più celesti che umane, come si vede in
quella
di Cristo, la quale mostra quella clemenza e quel
celesti che umane, come si vede in quella di Cristo, la quale mostra
quella
clemenza e quella pietà che può mostrare agli uom
, come si vede in quella di Cristo, la quale mostra quella clemenza e
quella
pietà che può mostrare agli uomini mortali divini
ta bellissima, e con tutto che egli avesse veduto tante anticaglie in
quella
città e che egli studiasse continovamente, non av
herza col manto della Madre, si conosce nella figura del San Giovanni
quella
penitenza che suole fare il digiuno, e nella test
Nostra Donna, tutta contemplativa, ne’ quali par che ci accenni tutta
quella
dottrina e sapienzia che egli scrivendo mostrò ne
ca molto propria e vivace. Finse dall’altra banda papa Giulio che ode
quella
messa, cosa maravigliosissima, dove ritrasse il c
di scalèe, che la storia mostra intera: anzi pare che, se il vano di
quella
finestra non vi fosse, quella non sarebbe stata p
ra intera: anzi pare che, se il vano di quella finestra non vi fosse,
quella
non sarebbe stata punto bene. Laonde veramente si
t una sentinella con una torcia in mano desta gli altri, e mentre con
quella
fa lor lume, riverberano i lumi della torcia in t
riverberano i lumi della torcia in tutte le armi, e dove non percuote
quella
, serve un lume di luna. La quale invenzione [II.
ne [II. 75] avendola fatta Raffaello sopra la finestra, viene a esser
quella
facciata più scura, avvengaché quando si guarda t
dà il lume nel viso, e contendono tanto bene insieme la luce viva con
quella
dipinta co’ diversi lumi della notte, che ti par
tone che fece Raffaello per questa istoria d’Eliodoro, e gli tiene in
quella
stima che veramente meritano. Né tacerò che messe
odo non conveniente dal primo intendimento. Vedesi in quegli Apostoli
quella
fierezza et ardire celeste che suole il giudizio
è ritratto da la colonna Traiana, nella quale son i popoli armati in
quella
foggia, e si stima ch’elle siano arme fatte di pe
il suono, tutta data in preda alla armonia, e si vede nella sua testa
quella
astrazzione che si vede nel viso di coloro che so
va cura d’una sua donna, la quale Raffaello amò sino alla morte, e di
quella
fece un ritratto bellissimo che pareva viva viva,
i, per sì fatto modo che le stampe in rame fecero de la carestia loro
quella
copia che al presente veggiamo; per che Ugo da Ca
porta la croce, la quale è tenuta cosa maravigliosa, conoscendosi in
quella
la impietà de’ crocifissori che lo conducono alla
maniera che ogni cosa mostra spirto et affetto e considerazione, con
quella
concordanzia et unione di colorito l’una con l’al
de’ partimenti; e quanto allo stucco et alle grottesche fece capo di
quella
opera Giovanni da Udine, e sopra le figure Giulio
premio. Ritrasse Beatrice Ferrarese et altre donne, e particularmente
quella
sua, et altre infinite. Fu Raffaello persona molt
che questa sua donna venne a stare con esso in casa continuamente in
quella
parte dove Raffaello lavorava: il che fu cagione
asa sua al Macello de’ Corbi in Roma. Ma la morte di Raffaello, e poi
quella
di Agostino, fu cagione che tal cosa si desse a S
se stesso. Èvvi una femina fra molte, la quale è principale figura di
quella
tavola, che inginocchiata dinanzi a quegli, volta
o a esso Raffaello, gli fu col tempo di grandissimo disaiuto e fatica
quella
maniera che egli prese di Pietro quando era giova
o, quello che fece Raffaello; il quale smorbatosi e levatosi da dosso
quella
maniera di Pietro per apprender quella di Michela
smorbatosi e levatosi da dosso quella maniera di Pietro per apprender
quella
di Michelagnolo, piena di difficultà in tutte le
e, essendo già uomo, in pochi mesi quello che arebbe avuto bisogno di
quella
tenera età che meglio apprende ogni cosa, e de lo
85]niera che aveva veduto fare a Pietro suo maestro, aiutandogli con
quella
grazia che aveva dalla natura. Datosi dunque allo
derando Raffaello, si risolvé, non potendo aggiugnere Michelagnolo in
quella
parte dove egli aveva messo mano, di volerlo in q
la volta del palazzo d’Agostin Chigi in Trastevere, perché mancano di
quella
grazia e dolcezza che fu propria di Raffaello: de
ché il cielo va compartendo le grazie, acciò stia contento ciascuno a
quella
che gli tocca. Ma avendo oggimai discorso sopra q
il cardinale de’ Medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e
quella
viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno
a rarità d’ogni suo gesto in gran pregio tenuta. Fu data al corpo suo
quella
onorata sepoltura che tanto nobile spirito aveva
abbiamo per lui l’arte, i colori e la invenzione unitamente ridotti a
quella
fine e perfezzione che appena si poteva sperare:
cuno. Et oltre a questo beneficio che e’ fece all’arte, come amico di
quella
, non restò vivendo mostrarci come si negozia con